Parte Sweaty Fingers, traccia di apertura del nuovo album Threace (sempre su Drag City) è subito ci si rende conto che in casa Cave qualcosa è cambiato: sarà per l’uscita del tastierista Rotten Milk (sostituito dal chitarrista Jeremy Freeze), sarà per l’esigenza di allargare lo spettro sonoro del loro Kraut-Motorik Rock ad influenze più eterogenee, fatto sta che i nostri cari chicagoani non avevano mai suonato con così tanto groove in vita loro. Dentro il Funk, dentro persino l’Afrobeat (ascoltate Arrow’s Myth) dentro – a contrastare tutto questo bollore arrapato e danzereccio – una certa idea di controllo algida e “bianca” (non sappiamo bene il motivo, ma ad ascoltare questo disco ci viene in mente Red dei King Crimson), la stessa che fa chiudere il Funk della suddetta Sweaty Fingers in un ossessivo e tenace drone di chitarre trattenute e base ritmica in piena deriva Trance.
Insomma, meno Hawkwind e più negritudine, anche se la botta Hard Rock Seventies i nostri la regalano comunque in Silver Headband, forse il brano più legato al corso del precedente Neverendless. Il brano che lancia il disco verso vette francamente inaspettate è Shikaakwa, dove la fusione di tutti gli elementi citati precedentemente raggiunge un livello di perfezione formale quasi inumano: immaginate Mulatu Astatke, gli Hawkwind e i Can tutti insieme appassionatamente, lasciate turbinare la testa ed il gioco è fatto. Tanto che il rientro sulla Terra rappresentato da Slow Bern, brodaglia cosmica sulle tracce dei crucchi, è quasi convenzionale, quasi scontato. Ma per tutto quello che c’è stato prima, Threace è album altamente consigliato.