Riusciamo a pubblicarle solo oggi le motivazioni che hanno spinto Cesare Basile a rifiutare la targa Tenco 2013 per il miglior album in dialetto, e che l’ufficio stampa del musicista Siciliano, Unomundo Press&Promo Agency di Paolo Naselli Flores, ci ha inviato ieri. Le pubblichiamo a ventiquattrore di distanza non per disinteresse, ma per il costante stato di precarietà che questo progetto (indie-eye) sperimenta ogni giorno, condizione di cui non ci vergogniamo affatto e che anzi è spesso motore per riconfigurare spazi, possibilità, rubriche, punti di vista, creatività, senza l’ossessione di arrivar primi o l’illusione dell’istantaneità. Per Basile, certamente, arrivar primo non ha niente a che vedere con l’essenza più intima e necessaria della sua musica, lo spiega bene in questo comunicato. Gli dedichiamo la cover story di oggi come semplice gesto di condivisione. Svelare in modo spigoloso e diretto quella relazione soffocante tra musica-potere-pubblico, dove il secondo fattore assume da sempre il ruolo di un filtro stupido e inquietante, come la paura, credo sia importante per comprendere quanto questa relazione ci coinvolga tutti anche nella gestione dei nostri piccoli o grandi progetti, quando sono filtrati da piccole o grandi realtà che della loro fantasia, ne hanno fatto un oscuro incubo al potere. Cesare Basile, per chi scrive, veicola un gesto unico in tutto il panorama della musica nazionale, e con tutto mi riferisco anche a quello che si rifugia in un convenientissimo isolazionismo “arty”, magari sostenuto da qualche sovvenzione regionale, ormai del tutto inutile per una comunità che sanguina.
Perchè Non ritirerò il premio tenco – di Cesare Basile: Credo che un artista abbia il dovere di schierarsi piuttosto che sottrarsi ai conflitti. È l’unica regola alla quale ho cercato di essere fedele come individuo e come musicista nel corso della mia oramai lunga carriera. Viviamo da troppo tempo e con sconcertante naturalezza l’era delle tre scimmie, la viviamo adeguandoci alla goffaggine che genera complicità, paghi del piatto di minestra che la carità del Potere ritiene di assegnarci ai piedi della sua tavola. Non vedo, non sento, non parlo. Tuttalpiù faccio un salto di fianco e lascio che la cosa passi. Strana pratica per un mestiere che è fatto esclusivamente di vedere, sentire e parlare. Strana pratica per chi ha scelto il racconto come segno della propria esistenza. Faccio parte da due anni dell’assemblea del Teatro Coppola Teatro dei Cittadini, un teatro occupato e autogestito, uno spazio sottratto all’incuria e alla magagna della Pubblica Amministrazione, frutto gioioso e libero di un altrettanto gioioso e libero atto illegale. Rivendico quotidianamente la legittimità di questa pratica come risposta a un sistema di gestione dell’arte e della cultura verticistico, monopolista, clientelare. Questo non mi rende migliore o peggiore di altri, né fa di me un eroe, mi vede solo parte attenta di una scelta e come parte attenta di una scelta non posso fare a meno di vedere, sentire e parlare. I recenti attacchi del presidente della S.I.A.E., Gino Paoli, e del suo direttore generale Gaetano Blandini contro il Teatro Valle occupato e le altre esperienze autogestite sul territorio italiano (il Teatro Coppola Teatro dei Cittadini fra queste) mi hanno profondamente disgustato per toni e arroganza; attacchi dai quali traspare, tra l’altro, una chiara e ben orchestrata richiesta autoritaria di ripristino della legalità che altro non è che un’esortazione allo sgombero. Sabato 30 Novembre avrei dovuto partecipare, insieme ad altri musicisti, a una manifestazione organizzata dal Club Tenco e dal Teatro Valle. In seguito allo scontro con la S.I.A.E. il Club Tenco ha cancellato questa manifestazione dalla sua agenda con la seguente motivazione: «Il Club Tenco di Sanremo, preso atto del forte contrasto emerso negli ultimi giorni tra il Teatro Valle di Roma occupato e la Siae, ha deciso di annullare la manifestazione “Situazioni di contrabbando” programmata al Teatro Valle nei giorni 29 e 30 novembre. Non avendo la competenza tecnica per entrare nel merito dei gravi motivi di contrasto, il Club ritiene comunque di non dover alimentare, per la sua parte, attriti e polemiche, e per questo rinuncia serenamente ad un evento che potrebbe acuire il dissidio tra le due parti». Essendo la S.I.A.E. partner importante del premio Tenco non viene difficile capire il perché di questo passo indietro. Ma se il Club Tenco ritiene di dover sottostare a un ricatto e fare un passo indietro per non «acuire il dissidio tra le due parti», io reputo opportuno farne uno in avanti per sottolinearlo questo dissidio: conflitto fra chi vuole una cultura liberata e chi, invece, la cultura vuole amministrarla per mantenere privilegi. Ecco perché, ringraziando tutti quelli che mi hanno votato, non ritirerò la targa Tenco 2013 per il miglior album in dialetto e non parteciperò alla premiazione dell’8 dicembre al Petruzzelli di Bari.