Colicky arriva a pochi mesi di distanza da un altro mini lp dei Self Defense Family e a solo un anno di distanza da Heaven is Earth, il quinto album sulla lunga distanza per la band post punk statunitense, pubblicato da Deathwish. Registrato allo studio The Pit di Taylor Young pone sempre al centro la voce e il songwriting di Patrick Kindlon, l’elemento più fedele nella storia della band, la cui fisiologia può essere assimilata a quella di un collettivo di musicisti.
Rispetto all’album precedente, registrato in diverse location, Colicky appare più conciso, tanto da delineare il percorso sonoro dei SDF in un modo più riconoscibile.
I riferimenti a certo post-hardcore narcolettico, le derive psichedeliche vicine alla wave anni ottanta (tra tutte, quelle che ricordano i visionari Echo & The Bunnymen) e quella furia trattenuta che in questo caso esplode solamente nel brano conclusivo, fanno emergere ancora una volta le qualità di una band la cui ricerca sta ai margini di questi stessi generi. Non ci sono in questo caso episodi marcati e forse sin troppo derivativi come la comunque suggestiva “Baby Mother Home”, contenuta nell’ep pubblicato in occasione dello scorso Record Store Day e molto vicina alla costruzione drammatica di un qualsiasi brano degli Slint.
La musica dei Self Defense Family in questo caso non si imprime nella memoria attraverso scorciatoie facili, e una costruzione tradizionale del brano; l’allusione è il metodo più battuto, tanto da sbilanciare la stessa struttura delle composizioni tra concisione ritmica e una tendenza maggiormente evocativa e strumentale.
Band virtualmente sconosciuta nel nostro paese, merita sicuramente maggiore attenzione.