sabato, Novembre 23, 2024

Cymande – S/T + Second Time Around + Promised Heights: le ristampe Cherry Records

Una buona notizia per gli amanti della Black Music: la Cherry Red Records ristampa i primi 3 album dei Cymande, storico gruppo funk dei Seventies.
In realtà l’etichetta “funk” è francamente riduttiva per descrivere la musica suonata da questi 8 talentuosi musicisti con base a Londra ma provenienti tutti dalle isole delle Indie Occidentali (Giamaica, Guyana e St Vincent). I Cymande (Ray King, Peter Serreo, Mike Rose, Pablo Gonsales, Sam Kelly, Joey Dee, Derek Gibbs, Steve Scipio e Patrick Patterson) riuscivano infatti ad inglobare tantissime influenze nel loro sound, creando qualcosa di realmente affascinante; oltre al Funk, elementi di Latin Jazz, Afro Beat, Reggae, Psichedelia, Rock e Pop. Insomma, una sarabanda di stili che i nostri riuscirono a sintetizzare in una maniera che, come vedremo più avanti, ha fatto scuola.
Scoperti per caso da John Schroeder nel 1971 – suonarono in un locale di Soho all’ultimo momento per sostituire una rock band che il manager doveva visionare – entrarono in men che non si dica nel giro della Chess sottoscrivendo un contratto con la sussidiaria Alaska (negli Usa con la Janus), label personale di Schroeder.
L’omonimo esordio del 1972 è presentato da una copertina che più Rasta non si può, con una colomba (“Cymande” significa proprio quello) che sovrasta la testa di un uomo. Come detto, la peculiarità della band è la trasversalità, ovvero l’innata capacità di scivolare da un’influenza all’altra dimostrando sin da subito l’abilità di introiettare tutto nel sound e creare una propria cifra stilistica. Solo così è possibile passare dai tribalismi carichi di magia bianca e spiritualismo di Zion I e Rastafarian Folk Song alle esplosioni solari e contagiose di Bra (con un tiro Pop eccezionale) e The Message, singolo apripista dal passo sinuoso e provocante che all’epoca ebbe un buon successo nelle radio inglesi ed americane. Ma non è finita, perché i Cymande sono anche quelli di Dove, più di 10 minuti di saliscendi psichedelici in chiave Afrobeat in cui sembra quasi che l’entità di Fela Kuti voglia da un momento all’altro impossessarsi del timone di comando.
Forti del successo acquisito da The Message, i Cymande partono in tour negli States con Al Green, finendo per suonare anche nel tempio della black music, l’Apollo Theatre. È forse questo il momento di maggior gloria per i nostri, che l’anno successivo battono il ferro finchè è caldo licenziando Second Time Round. Anche qui trovano posto un paio di brani che, più degli altri, trainano un disco che si mantiene brillantemente sui livelli del già ottimo esordio; Fug, ad esempio, è un perfetto mix tra esplosione virile blaxploitation alla Mandrill e inserti tribali pieni di joyness e comunione d’intenti. In quegli anni solo i Cymande potevano uscirsene con un pezzo così. Poi c’è Anthracite, Jazz Funk d’assalto caricato a pallettoni, e la breve quanto intensa For Baby Ooh, solo voci e percussioni per una filastrocca piena di gioia e voglia di vivere. Merita una segnalazione anche Bird, passo sornione e caracollante squarciato da repentine accelerazioni di frenesia funky.

Come il precedente, anche Second Time Round vende meglio in Usa che in UK, tanto che il terzo Promised Heights esce solo negli States tramite la Janus. La band lo registra a Chicago negli studi della Chess, a dimostrazione di come la considerazione per questi rastafariani non era di certo scemata a causa degli insuccessi commerciali. La solidità e la bontà della scrittura dei Cymande viene anche questa volta confermata: Promised Heights è un buon disco che non ha però in canna delle hits come The Message o Fug, anche se ci va spesso vicino come nell’inusuale funky urbano di Brothers On The Slide (scelta non a caso come primo singolo) o nella title track, brano che viene trascinato da un eccellente lavoro dei fiati. Altri momenti notevoli si hanno grazie al funk sincopato di Breezeman o nell’intensa e toccante Changes, delicato affresco semistrumentale carico di poesia.

I Cymande licenzieranno ancora un disco (Arrival) prima di sciogliersi. In molti raccoglieranno la loro eredità, e nei ’90 diventeranno una vera e propria band di culto per tutto il circuito della black music. I primi ad utilizzare dei samples della band saranno i De La Soul nel loro disco d’esordio del 1989, 3 Feet High And Rising; il brano scelto è Bra, che in seguito sarà ripreso anche dai Fugees nel loro The Score. Sempre Bra, insieme a Dove e The Message, verranno selezionati da Spike Lee per essere inclusi nella colonna sonora del film La 25° Ora. Solo pochi esempi – ma potremmo andare avanti ancora per molto – per far capire come la musica dei Cymande sia rimasta viva ed influente anche dopo lo scioglimento della band. Come spesso capita nel mondo della musica, i tesori si scoprono tardi. Ma meglio tardi che mai.

Denis Prinzio
Denis Prinzio
Denis Prinzio è bassista di numerose band underground ora in congedo temporaneo, scribacchino di cose musicali per sincera passione, la sua missione è scoprire artisti che lo facciano star bene.

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