Un nome portoghese nasconde le origini londinesi di Chris Franck e Patrick Forge, cui si deve la fondazione del gruppo nel 1994. Il 2010 segna per Forge e Franck la chiusura di due rapporti importanti: quello col Giappone per il primo e con la relazione con la musicista Nina Miranda per il secondo (si ricorderà il successo dei due con Mr. Gorgeus sotto il nome di Smoke City). Dopo una pausa di circa dieci anni dall’ultimo lavoro, Serious, Franck e Forge si sono ritrovati in studio per predisporre le basi di Fabiola, quarto album uscito per la Agogo Records.
Un disco dall’incarnato scuro che si muove su un’asse geografico spostato nel sud del mondo, lungo un parallelo che collega l’Africa al Brasile senza risparmiare frequenti furti alla cultura hip-hop e al funk. Un melting pot languido e suadente dove la bossa nova incontra i ritmi afro, il funk e la schizofrenia dell’elettronica. Le dieci tracce offrono un percorso ricco e sontuoso, farcito, anche troppo, di sensazioni e stimoli. Un amor a mais avvia le danze sulle frequenze di un groove elettronico infarcito di richiami all’afro music, per poi passare alle pulsazioni mid-tempo alla Morcheeba in NJY, la sensualità alla Barry White in Monkeys and Anvils fino al trombone vibrante di Dennis Rollins in Places We Go. Global beat e world music raggiungo qui dei livelli di espressione altissimi fino a tanto da sovrapporre lo sciabordio delle maracas ad una fisa dai tratti balcanici (The Shore) subito dopo aver chiuso sui ritmi Samba di Deixa.
A dispetto del nome, non è la latta a forgiare i cuori di Da Lata ma le voci e le sensazioni del sud del mondo. Fabiola forgia stili differenti restituendo un risultato omogeneo e fluido. La macchina funziona ed è ripartita, nonostante la sosta sia durata oltre ogni immaginabile aspettativa.
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