giovedì, Novembre 21, 2024

Dead Shrimp – How Big Is Your Soul? – blues moderno da Roma

Avevamo molto apprezzato i Dead Shrimp in occasione della loro partecipazione alla Festa della Musica di Chianciano Terme del 2014, quando avemmo anche l’occasione di intervistarli e di capire il loro amore per il blues delle origini, amore tanto grande da portarli a rielaborare ed attualizzare quei suoni ritenuti intoccabili da fin troppi.

In questo loro secondo album i tre musicisti romani (Sergio De Felice, Alessio Magliocchetti Lombi e Gianluca Giannasso) proseguono con la riappropriazione e rielaborazione del suono blues, innanzitutto aumentando il numero dei loro brani autografi, che diventano la quasi totalità della scaletta, ben 9 su 10, quando nel precedente il rapporto era di 7 a 3, e poi ibridandolo con altri generi, tutti più o meno imparentati tra loro e con il blues stesso, dal gospel al soul al folk.

Questa sfida alla tradizione può considerarsi vinta, in virtù di una capacità di scrittura più che buona e di una certa abilità nel trovare soluzioni sonore sempre avvincenti ed interessanti. I brani autografi risultano infatti non dico al livello degli standard storici ma comunque credibili, in particolare il brano d’apertura Angry Man, la title-track che lo segue in scaletta e Parallel Lines, che sembrano veramente nate sul Delta negli anni Trenta o giù di lì e poi calate nell’attualità. In altre occasioni si sente invece una mano più moderna fin dalla nascita, ad esempio in Rollin’ Back, che ha una solarità surf presa in prestito da Ben Harper e Jack Johnson, o in Go Down Sun, ballata degna del miglior Eddie Vedder solista, senza per questo perdere lo spirito originario del genere.

Anche l’unica cover presente, Mississippi Bo’ Weavil, in origine interpretata da Charley Patton, mostra la voglia di superare gli steccati di genere, diventando un brano caldo e sensuale con un andamento ritmico figlio dei Creedence Clearwater Revival.

Questo How Big Is Your Soul? è quindi un ottimo passo avanti per i Dead Shrimp, che li posiziona tra i gruppi italiani più interessanti in campo blues/americana e che si spera possa aiutarli anche a farsi meritatamente conoscere fuori dai confini nazionali.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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