Forse TG Mauss è un mago, e Dear Stranger è una sua pozione: magari un elisir d’amore, o un infuso per l’eterna giovinezza, chi lo sa. Gli ingredienti sono svariati: una dose abbondante di post-rock, elettronica quanto basta, una manciata di dream-pop, un pizzico di folk e una spolverata finale di indie. Già, perché il musicista di Düsseldorf riesce, in questo suo terzo album, a miscelare sapientemente molteplici suggestioni, generando sonorità ibride e trasognate che penetrano nell’immaginario e nell’archivio mnemonico di chi ascolta.
Chiudendo gli occhi, vi si possono percepire echi sterminati: giungono da diverse angolazioni, alcuni più vicini, altri distanti. Sprazzi del folk malinconico dei Wilco, ad esempio, nella delicata Circle Lane, con i suoi accordi di chitarra pizzicati e accarezzati gentilmente; impercettibili sonorità elettroniche alla John Grant nell’orientaleggiante Welcome, intensissimo brano strumentale che gioca su atmosfere a cavallo fra l’esotico ed il gotico; addirittura, velati richiami ai Daft Punk in Omg, traccia d’apertura del disco, caratterizzata da voci distorte e suoni elettronici che ricordano curiosamente quelli di una cornamusa.
Le sonorità, pur rimanendo quasi sempre limpide e ben definite, grazie soprattutto alla presenza di chitarre pulite e ritmi cadenzati in modo equilibrato, si disperdono spesso in reminescenze e diffrazioni, propagandosi su distese melodiche policrome: dissonanze zuccherine, riverberi, delay e tinte pastello che rievocano un certo dream-pop, come quello dei Cranes, ma anche il sound di alcune band icona della scena indipendente, tipo Yo La Tengo o Spiritualized; corpose schitarrate folk e blues, come nell’accattivante Lover, brano robusto e scanzonato; ritmi esterofili dai richiami esotici e misteriosi; il tutto spolverato di voci prettamente pop e massicce quantità di suoni elettronici – tipicamente tedeschi.
In tutto il disco si fa largo uso di vocoder, sintetizzatori e drum machine, ma la presenza degli strumenti acustici è essenziale e imprescindibile: il suono delle chitarre o delle percussioni è consistente e corporeo, tangibile nella propria forte personalità. Rimanda a immagini di esperienza vissuta, showcase acustici in piccoli locali, boschi con alberi solidi e altissimi, parquet e mobili di legno. C’è qualcosa di profondamente genuino nella musica di TG Mauss: la voce ferma e autentica, anche quando si cimenta in particolari sperimentazioni, come nella laconica e luminosa Dark – che di “dark” ha ben poco, in cui la strofa “Dark and light” è ripetuta in loop, riecheggiante, per tutta la durata del pezzo; la limpidezza che traspare da ogni suono, sia i più convenzionali che le forme meticce, ed il modo in cui egli è in grado di amalgamare queste due inclinazioni in piena naturalezza, senza far pesare nulla, in modo delicato ma deciso.
Dear Stranger appare come un disco cristallino, leggero eppure intimo, in cui all’impavida contaminazione sonora è affiancata un’intensa e smodata sensibilità, una soggettività straripante che si inietta nelle venature più profonde della composizione melodica. Una dichiarazione di schiettezza ed originalità, in una rarissima miscela di vissuti lontani: imperdibile.