Quando Debbie Harry incide il suo primo album solista nel 1981 è appena passato un anno dal successo di Autoamerican, la svolta Disco dei Blondie, e ne dovranno passare altri due prima che la musicista americana venga coinvolta da David Cronenberg per la parte di Nicki Brand in Videodrome.
Il grande regista canadese nel delineare il personaggio della Brand, psichiatra con tendenze Bdsm, ha sicuramente in mente la nuova immagine della Harry e l’artwork di Kookoo, realizzato per l’occasione da Hans Ruedi Giger, appena reduce dall’oscar per i migliori effetti speciali (1980) ottenuto per Alien di Ridley Scott, insieme a Carlo Rambaldi, Brian Johnson, Nick Allder e Denys Ayling.
Da quelle energie creative Cronenberg desume sicuramente le attitudini di Nicki Brand, il grande ago che James Wood le infila sottopelle mentre fanno l’amore la prima volta, ma anche le trasmigrazioni biomeccaniche tra metallo e carne, come la pistola impugnata da Max Renn, così vicina all’estetica Gigeriana.
Kookoo viene registrato dalla Harry insieme al sodale Chris Stein e prodotto dai due Chic Nile Rodgers e Bernard Edwards. Nel fondere black music, rock e Disco, l’album è una perfetta sintesi dei tentativi fatti dai Blondie con Autoamerican e per certi versi un anticipo delle intuizioni che Rodgers condividerà successivamente con David Bowie, per Let’s Dance.
H. R. Giger cura l’artwork dell’album e dirige i due videoclip ufficiali: Backfired e Now I Know You Know.
Sull’incontro tra l’artista svizzero e i due musicisti c’è un bel resoconto scritto dalla Harry insieme a Stein per il numero della rivista Heavy Metal uscito nel dicembre 1981.
In “Strange encounters of the Swiss Kind” la Harry e Stein raccontano il primo incontro con Giger, avvenuto due anni prima presso la Hansen Gallery di New York, del loro amore per la sua arte fatta di opposti e testimone della compenetrazione tra organico e inorganico.
È la stessa Harry che chiederà a Giger di lavorare sulla copertina dell’album, proponendogli un foto ritratto scattato dall’inglese Brian Ans. A partire da questo l’artista svizzero realizzerà quattro pitture con la tecnica dell’aerografo per poi decidere insieme ai due musicisti di spingersi oltre nella realizzazione di due video musicali.
Debbie Harry – Backfired – il video di H.R. Giger
Il set è la “doppia” casa-studio di Giger a Zurigo, circondata da una vegetazione allo stato selvaggio e occupata dai suoi lavori. Questo approccio laboratoriale attraversa le due clip, dove la Harry esce da un guscio/sarcofago, più definito nel primo caso e allo stesso tempo su livelli separati, come molti video in Green Screen degli anni ottanta, molto più astratto e “dentro” il dipinto nel secondo.
Per Now I Know You Know viene utilizzato una parte di Passage Temple: The Way of the Magician, opera del 1975, oltre ad una serie di Landscape dei primi anni settanta combinati con i consueti riferimenti pansessuali, l’immaginario pagano ed esoterico e le compenetrazione di elementi biologici con quelli meccanici.
La Harry, vestita della stessa materia dei dipinti di Giger, si confonde con essi assumendo il ruolo dello sciamano, con il corpo contrassegnato da motivi ancestrali e tribali, legati all’espressione di una natura già tecnologizzata. È una creatura anteriore che porta i segni di una sacerdotessa e un mostruoso cyborg proiettato verso il futuro.
Durante la lavorazione delle due clip una troupe inviata da BBC 2 li raggiunge. Il servizio andato in onda nel luglio dell’81 per la promozione dell’album documenta alcune fasi della collaborazione, con una breve intervista a Giger e una più lunga concessa dalla Harry e da Chris Stein.
Mentre Giger si sofferma sulla simbologia scelta, tra agopuntura e stimolazioni energetiche, luce e oscurità, Debbie Harry racconta il rapporto con la città di New York, riprodotta in termini di luce e velocità nelle nuove architetture Gigeriane.
Sarà sempre la Harry, nell’articolo per Heavy Metal, a individuare l’essenza McLuhaniana nell’arte di Giger, sopratutto nella rivelazione del meccanico come prolungamento dell’organico, aspetti che confluiranno in Videodrome di David Cronenberg.
Debbie Harry nell’81 è già da molto tempo un’icona fortemente catodica, basta pensare alle sue comparsate nel seminale TV Party di Glenn O’Brien, vero e proprio “circuito” televisivo tra la legalità e la pirateria, l’ufficialità e la sperimentazione, costituito da improvvisazione, talk show interrotti, interferenze e inferenze, diretta e dislocazioni, in largo anticipo rispetto al “prototipo” di Fuori Orario condotto da Ghezzi/Sanguineti/Riondino e in onda dalle 23:30 alle 3:00 su Raitre nella seconda metà degli anni ottanta.
Giger, prima ancora di Cronenberg, e con un linguaggio semplificatissimo, ne capisce le potenzialità, calando l’ex punk lolita del CBGB in uno strano mondo di transito.