Derya Yıldırım & Grup Şimşek sono una delle sorprese più interessanti nella generale rinascita dell’Anadolu pop degli ultimi anni. Ne abbiamo parlato approfonditamente da questa parte su indie-eye, cercando alcune connessioni possibili con la storia del pop turcofono. Stanziati a Berlino, cercano una definizione originale di quel metissage che dal 1960 fino al colpo di stato del 1980, ha caratterizzato un’esperienza già molto contaminata come quella del rock turco, vissuto tra forme della psichedelia occidentale e la rilettura di una lunga tradizione folk trasmessa oralmente. Il Baglama è al centro anche del suono di Derya Yildirim, ma viene spesso condotto in altre dimensioni sonore, che aggiornano il lessico strumentale e armonico di una tradizione rock, comunque sedimentata.
La nuova ballad si intitola GÜMÜŞ e dopo Bal, è il secondo singolo che anticipa la pubblicazione di Dost 2, nuovo album della band, previsto sulla svizzera Bongo Joe per il prossimo 11 novembre.
Insieme, un videoclip con la direzione della fotografia di Sarah Balounaïck, attivissima nel cinema documentario e non accreditata in modo esplicito come regista nella descrizione del video.
Il concept, è una visionaria rilettura di alcune suggestioni mitologiche, con un riferimento che ci è sembrato esplicitamente desunto dal mito di Ermafrodito. Quello che allora sembra ad una prima visione un rituale di passaggio dalla vita alla morte, è in realtà una trasformazione identitaria che stride moltissimo con le ultime, feroci dichiarazioni di Erdogan sui diritti LGBTIQ+
Derya assume la posizione del narratore, con una sovrimpressione filmata da Cécile Embleton. Il risultato è più vicino al cinema delle avanguardie che alla videomusica coeva, nell’attenzione per i dettagli, nella forma incorporea della luce e in quella fusione tra figura umana e natura, una costante nei video del combo apolide turco.