Una bella domanda, quella che Giorgia Del Mese si pone a intitolare il suo nuovo disco prodotto da Andrea Franchi, uscito per Radici Music lo scorso 16 Settembre ma già disponibile ai banchetti allestiti nei live degli ultimi mesi. Di cosa parliamo, questo l’interrogativo, che ricorre in modo più drammatico e realista rispetto a Di che cosa parla veramente una canzone dei Tre Allegri Ragazzi Morti. E’ un quesito non banale, a cui la prolifica cantautrice può permettersi di rispondere “tutto”, dato che in 10 canzoni da 3 minuti e venti di media riesce a enumerare situazioni, stati d’animo, angosce e attese in modo lindo e intelligente.
Questo già dalle prime battute, senza arrivare alla traccia che dà il titolo all’album, dove una soffice elettronica impone il DelMese-pensiero, condivisibile in tutto e per tutto a livello sociale, politico e umano, ma non sempre attuabile e attuato nella vita di tutti i giorni. Il fiume in piena della cantante salernitana si può permettere di simulare un telegiornale in Spengo, non ironico come il simile espediente di Stitichezza Cronica dei Marta sui Tubi ma dannatamente triste. Meglio di te si lega al Silvestri rock dei primi album, e tutto il disco si associa alle sonorità dei primi anni ’90, da rock band solida. Fa eccezione Vabbè, dal titolo e dai suoni degni del migliore Vasco Rossi. La mia nuova casa (Curami curami / esagero: amami è la risposta migliore mai fatta a Lindo Ferretti) riprende gli accordi di Mad World, ma non c’è niente di male.
Senza voler tirare in ballo ogni canzone, che contiene comunque un germoglio di riflessione ben nutrito e curato, basta dire che c’è bisogno di sentire dischi come questi, soprattutto di sentire parole come queste. Un fiume in piena, dicevo, e niente altro si può scrivere di più. Solo di assistere ad un live, per dare alla parola ancora più potenza.