Sono passati quasi tre lustri dai primi singoli pubblicati per la Kitsuné Music, eppure i Digitalism, prolifici per le fulminee produzioni di singoli, ma assolutamente misurati nella pubblicazione di album, continuano a forzare con grande creatività i confini tra club culture e un minimalismo che attinge senza soluzione di continuità dalla cultura sonora degli anni settanta, come da quella dell’elettronica anni novanta che già mescolava abilmente le carte.
Una miscela di krautrock, house music, noise, combinata con una spiccata tendenza dancefloor che in prima istanza assimila la lezione della francese Ed Banger, per poi spostare progressivamente l’estetica “nu rave” verso sonorità clubbing più ossessive e stratificate .
Mirage, il terzo album del duo tedesco pubblicato nel 2016 per la Magnetism Recording Co. viveva di queste e altre contaminazioni, ma non è l’ultima sorpresa ideata da Jens Moelle e Ismail “Isi” Tuefekci.
Gli ultimi quattro anni hanno infatti saldato definitivamente la prolifica pubblicazione di singoli ed EP con l’attitudine visual che circonda i loro set, ma anche la loro concezione sonora, a partire dai titoli, veri e propri readymade che per brevità e impatto richiamano sempre un’immagine o la definizione di un oggetto come simbolo per qualcosa di più ampio.
“Letteralmente” dentro l’immagine, il duo ha sempre dichiarato la vicinanza assoluta con il mondo delle colonne sonore e quello del cinema, strumento fondamentale per produrre una musica il cui unico scopo sembra quello di suscitare emozioni.
(e)motion pictures che come dicevamo, abitano perfettamente le piattaforme di condivisione, allineando l’uscita di qualsiasi singolo con quella di un video pubblicato su Youtube.
Negli ultimi due anni hanno collaborato a stretto contatto con il fotografo, documentarista e visual artist norvegese Espen Kopreitan Jensvold, che ha realizzato i bellissimi video per Glow, Automation, Holograms, penetrazioni del mondo analogico/digitale, attraverso progressive finestre e ri-mediazioni che sintetizzano la storia della softwarizzazione per la produzione di immagini, tanto da far convivere l’interfaccia obsoleta di una consolle anni ottanta, la cultura 8bit e il rilancio dei meme. Riorganizzazione di quella “rapida obsolescenza dei contenuti” di cui Parla Piero Deggiovanni nel suo bel saggio pubblicato per il catalogo dell’edizione 2019 di Asolo Art Film Festival diretto da Cosimo Terlizzi.
Tra gli ultimi video pubblicati dal duo, “infinity”, elegia sub-bass che recupera i suoni di un certo french-touch, la cui controparte visuale è diretta e realizzata dagli stessi Digitalism per uno dei singoli pubblicati con il prefisso “Chapter”.
Tra lettering, schermate di errore, loghi e strategie di marketing visuale, emerge un bizzarro lyrics video che incorpora relitti di tecnologia e intuizioni antiche in una nuova cornice visuale, interrogandosi sulla nostra posizione identitaria nel maelstrom digitale, tra corpi ed ologrammi.
Nello spazio qualcuno può ancora sentirci urlare?
“can’t you hear what we got to say?”
Digitalism – Infinity – Dir: Digitalism – (EP Chapter 1)
Digitalism al Nextech Festival il prossimo 20 settembre 2019
Introdotti dal set del fiorentino Teo Naddi, co-fondatore di Oltrarno Recordings, etichetta che produce lavori club e sperimentali, tra Berlino e la città natale, i Digitalis saranno ospiti della prossima edizione di Nextech Festival in programma dal 19 al 21 settembre presso La Compagnia / Club 21 / Fortezza Da Basso.
Digitalis saranno al Club 21 il 20 Settembre, per un concerto imperdibile.
Nextech festival è una produzione Musicus Concentus e Atomic Event, realizzata con il supporto dell’Estate Fiorentina 2019.
Prevendite: Ticketone, Boxoffice, Ticketnation