Drew Mcdowall occupa una posizione di rilievo tra i musicisti che hanno inaugurato la cosiddetta rivoluzione sperimentale britannica; da una parte i Throbbing Gristle e i Current 93, dall’altra le ibridazioni tra rumore e immagini degli Psychic TV, di cui ha direttamente fatto parte, oltre a collaborare con Peter ‘Sleazy’ Christopherson e John Balance, meglio conosciuti come Coil, per i quali è diventato membro ufficiale a partire dal 1994. Un contributo il suo, che ha cambiato per un breve periodo l’impostazione della band industrial, contaminandola con elementi elettronici molto precisi, costituiti da textures più geometricamente strutturate; prova generale per quello che sarà il suo periodo più intimista e legato ad una ricerca ben precisa. Il musicista scozzese si trasferisce a New York e dal 2011, insieme a Tres Warren degli Psychic Ills esplora la parte più meditativa della drone music, attraverso un progetto dalle forti componenti astrattiste noto come Compound Eye. A questa attività di ricerca si affianca quella di remixer per band come Nine Inch Nails, Azar Swan, Long Distance Poison oltre ad un lavoro di sonorizzazione per le opere di Breat Easton Ellis realizzato insieme a Tamaryn.
Collapse esce per la Dais il prossimo 25 settembre ed è a tutti gli effetti il primo lavoro solista di Mcdowall. Interamente registrato a Brooklyn durante il 2015, porta avanti quella ricerca sui sintetizzatori modulari che rappresenta un vero e proprio ponte tra passato e futuro. A questa struttura compositiva, si aggiungono i suoni e i cut-ups di Nicky Mao, l’artista Newyorchese conosciuta con il moniker di Hiro Kone, uscita recentemente con il notevole The Unmoved Mover, esempio di sperimentazione tribale ed elettronica, molto vicina per certi versi alla filosofia compositiva di Mcdowall.
Collapse è un lavoro oscuro e ossessivo, con lo stesso incedere apocalittico di Third dei Portishead, ma senza quella dimensione lirica e drammatica che è parte fondamentale nell’anima jazz-pop dei Bristoliani e con quel groove Carpenteriano che rimane qui ad un livello sotterraneo e nascosto dal pulsare delle sequenze. La dimensione meditativa emerge quindi brano dopo brano, a partire dalla disturbante Through is out, una via di mezzo tra noise e drone music, un po’ come se Ravi Shankar avesse sostituito il sitar con i synth analogici e il viaggio fosse quello di Apollo Soundtracks, ma nello spazio tragico di un simulacro.
Stesso effetto straniante con Convulse, il brano dove il contributo di Hiro Kone si sente maggiormente, in questo dub completamente fratto e destrutturato.
I suoni di McDowell, mai come prima, sono adesso un costrutto residuale nato dalla contemplazione dei nuovi agglomerati ri-costruiti sui vecchi cimiteri industriali; meditazione sul vuoto.