In pieno sviluppo britpop gli Echobelly esplodono facendo un bel botto, complice la voce al miele della vocalist di origini indiane Sonya Aurora Madan, che memore della lezione di Debora Harry, probabilmente una delle influenze più esplicite del suo cantato, riesce a coniugare dolcezza e perversione in seno ad un sostegno sonoro tra i più easy e comunicativi del panorama britannico di quegli anni. Tutto il sesso spontaneo che scorre nelle vene di Sonya trova un valido appoggio nel chitarrista di origini svedesi Glenn Johansson, i due si incontrano nel ’90 e per un po’ condivideranno qualcosa in più della musica formando poi gli Echobelly nel 1992; mentre la Madan scrive anche buona parte dei testi, Johansson, che proviene da un passato non proprio convenzionale, tanto da annoverare un’esperienza come editore di una rivista porno pubblicata in Svezia, contribuisce a tingere di rosso i temi di alcuni brani, la cui tematica sessuale, anche in termini politici, diventa uno dei marchi di fabbrica Echobelly, tra dolcezza, potenza elettrica pop e perversione. Ai due si aggiungono Alex Kayser al basso e Andy Henderson alla batteria, mentre completa il quadretto multiculturale della band Debbie Smith, chitarrista di colore di li a poco icona della stampa gay britannica e già nei Curve di Toni Halliday e Dean Garcia con cui rimarrà appunto fino al ’94 e dai quali porterà una ventata shoegaze abbastanza riconoscibile e fondamentale nel suono della band. La storia discografica degli Echobelly comincia con un EP pubblicato nel 1993 e intitolato “Bellyache“, incluso nella bella confezione Cherry Red, la cui title track in apertura delinea da subito le radici orientali della Madam in un mix che coniuga con decisione e compatezza, psichedelia, wave britannica, echi Smiths(iani), power pop e una propensione glam-rock che esploderà successivamente nell’album sulla lunga distanza, di li a venire.
Il primo full lenght, Everyone’s Got One (E.G.O.) arriva quindi l’anno successivo, il titolo, secondo la stessa Madam, è ispirato dalla fascinazione che la cantante nata a Delhi ha per i giochi di parole, sviluppata negli anni per amore della scrittura, una passione coltivata senza pensare ad una destinazione precisa nell’ambito pop-rock, basta pensare al background musicale della nostra, che arriva sostanzialmente alla prima esperienza di rilievo proprio con gli Echobelly, anche a causa di un’educazione rigidissima che l’aveva tenuta fuori dall’ambiente. In breve tempo Sonya diventa un’icona importante nell’establishment musicale londinese, probabilmente la donna Asiatica più nota nel contesto dopo Sheila Chandra, acquisendo quindi un valore anche politico che si esprimerà in modo completo attraverso i testi degli Echobelly, se non esplicitamente “femministi”, legati a temi che spaziano tra il ruolo della donna in ambito musicale, passando dal razzismo fino a brani che raccontano dello sfruttamento in varie declinazioni. L’accesso al mondo musicale arriva per Sonya dopo l’incontro con Glenn Johansson in un bar di Londra, ed è grazie al suo talento come songwriter che la donna potrà esprimere al meglio la complessità identitaria dei suoi testi. “Bellyache” viene registrato in un solo take e risente infatti di un’immediatezza più verace, che il successivo apporto di Debbie Smith complicherà in termini di tessitura sonora.
La realizzazione di E.G.O. viene anticipata dal primo singolo, “Insomniac“, pubblicato durante il marzo del ’94, mentre per la registrazione del full lenght la band impiegherà due settimane durante l’estate successiva in uno studio di Chipping Norton, un paese di circa 5.000 abitanti nell’Oxfordshire. A produrre il tutto è Simon Vinestock, che come ingegnere del suono aveva già lavorato con i Texas, i Mighty Lemon Drops, i Tin Machine, The House of Love e Wet Wet Wet. È proprio in questo periodo che il rapporto con Debbie Smith si cementifica facendo diventare il suo contributo qualcosa di molto più importante di una chitarra aggiunta; incontrata prima delle registrazioni dell’album ad un concerto a Londra, si dimostrò interessata al progetto manifestando la sua volontà di contribuire con il suono della sua chitarra. Quando in seguito Johansson si farà male ad una mano e non potrà seguire gli Echobelly in tournee di fatto sarà sostituito dal suono della Smith senza che questo fosse una diminutio per l’impatto elettrico della band. E.G.O. ottenne un ottimo successo, piazzandosi in ottava posizione nelle charts britanniche e consentendo alla band di allestire da subito un tour che li porterà oltre che in Europa anche negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone. Il secondo singolo tratto dall’album era “I Can’t Imagine The World without me” uscito nel luglio del ’94 mentre “Close…but” il terzo ed ultimo uscito l’ottobre successivo.
I testi di E.G.O. come si diceva, affrontano per lo più tematiche socio-politiche ma da una soggettiva sempre personale, con quell’immediatezza che consente alla Madam di immergersi direttamente nel contesto di cui parla, è il caso di tracce come “father, ruler, king, computer” o di “Give her a gun” brano dalla forza genuinamente femminista i cui versi “blame the mother | sell the sister | oh before i blow you away” sono difficili da dimenticare per potenza e immediatezza. E se “Insomniac” traccia un profilo identitario del tutto interiore, brani come “Cold Feet, warm heart” e “Scream” sono canzoni d’amore modernissime dal mood febbricitante. La scrittura politica, mai esplicita, è quindi un’attitudine che attraversa gli Echobelly in svariati modi, basta pensare al videoclip ufficiale di “Insomniac” dove la Madam in modo molto semplice e diretto interpreta varie icone femminili, indossando una maglietta con l’Union Jack stampata sopra, quasi a sottolineare la sua identità liminale. Gli Echobelly cominciano quindi ad attrarre l’attenzione dello showbiz Britannico tanto da diventare una delle band preferite dallo stesso Morrisey che individuando probabilmente nel loro songwriting degli allievi originali e con uno stile convincente, li invita ad aprire una manciata di suoi concerti. Se quindi il suono Echobelly si inserisce perfettamente in quella rilettura del glam che viene operata da band come gli Suede, a fare la differenza, al di là del fragore solare delle chitarre di Johansson e Smith, è la presenza di Sonya Aurora Madan, grazie ad una spontaneità e una freschezza del tutto rara nel panorama musicale di quegli anni.
Il Cd Cherry Red è un documento storico da non perdere, uscito insieme alla re-issue di “On“, di cui parlaremo presto, traccia i primi anni della band includendo la versione integrale del primo Ep “Bellyache”, tutte le b-side tratte dai singoli del primo album, tra cui la notevole “Centipede“, potente, melodica e guidata dall’inconfondibile wah-wah guitar ed infine, in coda, una Evening Session registrata nella nota trasmissione di Steve Lamacq il due febbraio del ’94 e inedita su supporto discografico sino ad ora.