domenica, Dicembre 22, 2024

Echobelly – ON – Expanded edition 2CD: la recensione

On” è il secondo album degli Echobelly e probabilmente quello di maggior successo, pubblicato nel ’95 un anno dopo Everyone’s Got One, di cui abbiamo parlato approfonditamente da questa parte in occasione della recente ristampa deluxe curata dalla Cherry Red Records, ed è anche quello che risente maggiormente della produzione britannica coeva, inserendosi con maggiore adattamento formale nel solco di quelle sonorità elettriche che avevano caratterizzato il pop di album come “Modern life is rubbish” dei blur ma allo stesso tempo declinandone una versione molto più rock e “americana”, basta ascoltare i due brani che aprono la tracklist, Car Fiction (ispirata a Tarantino, secondo le dichiarazioni concesse in quegli anni dalla Madan) e King of the Kerb, per rendersi conto delle differenze rispetto agli esordi della band: maggiore compattezza elettrica, limitazione delle derive psichedeliche, esaltazione delle caratteristiche vocali di Sonya Aurora Madan, costruzione di un inno power-pop dall’impatto immediato e una riduzione di quelle influenze Smithsiane molto più percepibili nell’album precedente e che la Madan non ha mai potuto digerire (giustamente) in termini comparativi.

Una sintesi di tutti questi elementi è nel risultato di Great Things, traccia pubblicata come primo singolo e hit del momento, che esprime la generale energia positiva di tutto l’album. Registrato ai Konk Studios di Londra durante l’estate del ’95 “On” viene prodotto da Sean Slade e Paul Kolderie, due americani di talento, fondatori degli studi Fort Apache di Boston insieme a Jim Fitting e che avevano già lavorato insieme ai Das Damen, The Lemonheads, fiREHOUSE, Buffalo Tom, Morphine, Gigolo Aunts, le Hole e i Radiohead di Pablo Honey. E l’influenza di questi due signori si sente, sopratutto nella resa chitarristica complessiva, basta ascoltare una traccia come four letter word efficacemente sospesa tra sonorità “grungy” e potenza elettrica glam, che rimarrà comunque un tratto distintivo del suono Echobelly, emozionale e ad un passo dalla facilità del rock FM. L’estate del ’95, poco dopo la fase di missaggio del disco agli studi Fort Apache di Boston, segna anche l’inizio del tour per la band di Sonya Aurora Madan e le prime divergenze di opinioni che porteranno alla separazione di Alex Kayser dal progetto Echobelly, tanto da dover ricorrere ad un bassista sostitutivo per le esibizioni successive, ovvero James Harris.

L’ispirazione per il titolo dell’album, racconta la stessa Madan, arriva durante un concerto in Italia nella primavera del ’95 poco prima di entrare in studio per le session di registrazione. In un luogo descritto come pieno di polvere e occupato dalla struttura di una festa di Rifondazione Comunista, la band intravede un poster con un bel “NO” dipinto di rosso e grondante colore come fosse sangue. Si fanno subito ispirare da quella grafica e pur mantenendone la forza polemica, la invertono in un più positivo “ON”. Pubblicato l’ottobre successivo l’album raggiunge la quarta posizione nelle classifiche inglesi mentre Great things, il singolo uscito l’agosto precedente, si era piazzato all’ottava posizione. Più energico e ruffiano del precedente, “ON” funziona a meraviglia e come dicevamo, conferma la formula Echobelly aumentando l’impatto comunicativo dei brani e scegliendo da una parte un percorso sicuramente più commerciale, dall’altra puntando molto di più a quelle sonorità punk-glam come ideale punto di congiunzione sullo stato dell’arte del rock popolare di quegli anni, tra Inghilterra e America, trovando una strada del tutto personale e originale.

L’approccio visceralmente politico di Sonya Aurora Madan rimane invariato, con riferimenti alla vita suburbana (King of the kerb), al dissidio natura / cultura (Natural animal), ai processi identitari e alle fantasie sessuali (Pantyhose and roses) o semplicemente alla passione amorosa, espressa con immediatezza e semplicità nella traccia tra le più british di tutto il lotto, Nobody like you.  Rimane come parentesi affascinante ed enigmatica una traccia come Dark Therapy, terzo singolo tratto da “On”, ballata seducente e allo stesso tempo oscura, abbellita dalla slide desertica di un veterano come B.J. Cole, ospite in alcune tracce dell’album e anticipatrice del percorso futuro della band; persino il video che accompagnava il brano era il più visionario tra quelli prodotti per gli Echobelly, e faceva il paio con le liriche della Madan, quasi fossero ispirate da qualche sostanza psicotropa. Del resto, quello che caratterizza tutta la scrittura di Sonya è un’urgenza e un’immediatezza davvero rare in un contesto occupato da “poser” navigatissimi, e le sue scelte, anche quando apparentemente contradditorie, evidenziano uno spirito fuori da qualsiasi clichè; a chi, dopo il successo del primo full lenght, le farà notare come si potesse conciliare il suo approccio “femminista” con la copertina di Q dell’ottobre ’94 che la ritraeva in modo decisamente sexy, rispondeva: “Chi pensa che essere femminista significhi anche essere per forza poco attraente, pensa in modo decisamente perverso. È una forma di sessismo anche questa. Credo che sia importante esprimersi in modo totalmente libero“.  

La storia degli Echobelly, anche in termini strettamente musicali, funziona fino a quando riescono a mantenere la libertà di utilizzare influenze diverse in un contesto spontaneo, una freschezza che purtroppo si perderà nel successivo “Lustra” del 1997, album probabilmente reso più asettico dalla produzione di Gil Norton, già con i Pixies, che accentua il volume e la saturazione delle chitarre in una compattezza estrema la cui potenza azzera tutte le sfumature. La lavorazione di Lustra è comunque compromessa dallo stato di salute di Sonya, già cagionevole durante la promozione di “On” e che si aggrava nei due anni successivi, costringendo la band ad una pausa durata fino al 2001, anno in cui pubblicano un quarto album “People are Expensive” seguito nel 2004 da quello che a tutt’oggi è il loro ultimo full lenght, “Gravity Pulls“; sono entrambi lavori crepuscolari, costituiti quasi esclusivamente da ballad elettriche e da un approccio intimista, con alcuni episodi che confermano la capacità di scrittura della coppia Madan-Johansson.

La versione  di “On” pubblicata da Cherry Red include nel primo CD la tracklist originale dell’album e una serie di bonus tracks tratte dalle B-Side dei singoli usciti in quegli anni (Great things, King of the Kerb, Dark therapy) tra cui segnaliamo la potentissima Here comes the scene e le due acustiche Bunty e One after five a.m. scritte in un pomeriggio sotto pressione dell’etichetta discografica che chiedeva materiale inedito per i singoli successivi a Great Things, e incise su un fostex a quattro piste dentro a un cesso, “il luogo con il miglior riverbero naturale” come ha dichiarato la stessa Madan. Le due ballate acustiche, in un certo senso, anticipano il futuro della band dal 2009 a oggi, fatto di una serie di esibizioni acustiche e due EP dello stesso tono registrati tra il 2011 e il 2012 da Madan e Johansson, che dovrebbero anticipare la nuova produzione annunciata sotto un nuovo nome, ovvero “Calm of Zero“.  Il secondo CD della raccolta Cherry Red include un live integrale (13 tracce) al wetlands di New York registrato il 9 settembre 1995; ottimo documento che racconta la maturità sonora della band nel loro periodo più fecondo e di maggior successo, con una tracklist bilanciata tra il primo e il secondo album. Conclude la raccolta una potentissima peel session registrata sempre nel ’95 per la BBC risalente ad aprile, quindi poco prima di entrare in studio per registrare “On” e che include quattro tracce dall’album in questione, allora inedite: Four letter words, Car fiction, Pantyhose and Roses e una gran bella versione di Go away.

Piero Certini
Piero Certini
Piero Certini si è laureato in letteratura anglo-americana con una tesi su Raymond Carver. Ama tutta la musica pop e crede che tra questa e un romanzo non ci siano grandi differenze.

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