Emiliano Mazzoni ha lavorato a Cosa Ti Sciupa, il suo secondo disco solista, in una casa in mezzo ai boschi, ma non ha nulla a che vedere con Bon Iver. Il bosco è sull’Appennino, ma non si vedono cavalli né Giovanni Lindo Ferretti all’orizzonte, se non nella collaborazione con Luca Rossi, ex Üstmamò che con Ferretti ha avuto a che fare. Ci troviamo ad ascoltare del cantautorato con il pianoforte come strumento principale, ma non siamo vicini, per quanto possibile dato il genere, a Paolo Conte o a Vinicio Capossela.
Mazzoni sembra infatti totalmente libero in ciò che fa, nella scrittura innanzitutto, capace di svariare tra registri alquanto variabili, e poi nella scelta degli arrangiamenti per i suoi brani, non dà punti di riferimento a chi lo ascolta e probabilmente nemmeno a sé stesso, muovendosi tra classicità e visionarietà, tra poesia e carnalità, tra eros e thanatos verrebbe quasi da dire correndo il rischio di sembrare un po’ troppo accademici.
Un esempio di questi mondi che si scontrano ed incontrano è Ciao Tenerezza, uno dei brani più belli e spiazzanti dell’album, dove ad una partitura di piano classicheggiante si accompagnano versi che raccontano una storia d’amore molto particolare, tra scambi di ruoli e merendine di merda che spuntano all’improvviso a rivoltare il mondo che andava costruendosi.
Non sfigurano nemmeno i brani dove Mazzoni osa meno, restando legato a modi di fare più convenzionali, ad esempio in Non Lasciarmi Qui, un ballabile dove Emiliano dimostra che la sua scrittura è assolutamente valida anche quando punta meno alla sorpresa e si affida quasi totalmente alla sostanza, cosa che accade con ottimi risultati anche in Tornerà la felicità, ballata struggente e piena di speranza.
Alla fine dei 41 minuti e degli 11 brani dell’album si è dunque pienamente soddisfatti e per nulla stanchi, conquistati da Mazzoni e dalla sua capacità di mantenere alta l’attenzione di chi ascolta, tra colpi di scena e soprattutto belle canzoni, anzi canzoni di bellezza, citando il primo brano del disco.