venerdì, Novembre 22, 2024

Esterina – Dio ti salvi, tra malinconia e speranza: l’intervista ad “Aspettando Metarock” 2016

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30 aprile, terza e ultima serata di Aspettando Metarock a Pisa. Serata uggiosa e sfortunata che purtroppo si è risolta in un annullamento dei concerti previsti a causa del maltempo: Fiori di Hiroshima, Esterina ed Etruschi From Lakota. Prima della tempesta abbiamo intervistato Fabio Angeli, voce degli Esterina gruppo versiliese giunto al quarto album e già ospiti di indie-eye ai tempi di “Diferoedibotte” con un video live prodotto e realizzato da Michele Faggi. Vi lasciamo al colloquio con Fabio che ci racconta la storia di Esterina e dell’ultimo album Dio ti salvi, uscito il 16 novembre 2015 per l’etichetta Le Arti Malandrine.

In Falsetto di Montale Esterina è il simbolo della vita che si realizza, della vita libera dall’angoscia. Esterina è creatura che non percepisce la minaccia del tempo e della vita, e per questo è spensierata e felice. Voi avete scelto il suo nome. Quanto questo personaggio letterario ha ispirato la vostra vita di musicisti?
Si, un po’ quella Esterina ci ha ispirati, ma non c’è solo questo. La bella vita dei vent’anni che Esterina incarna la vediamo come una vita felice ma breve che è fuggita e che è difficile da mantenere nei nostri tempi, e per ricordarla abbiamo deciso di bloccarla nel suo nome. Esterina è un esempio per noi. Esterina però non è un nome puramente identitario, la suggestione di Montale ci piaceva moltissimo per il nome di un gruppo rock. Diciamo che quel nome ha a che fare anche con le nostre origini: noi veniamo da un piccolo paese della campagna toscana a ridosso della Versilia, e in queste zone le donne sole (vedove o zitelle) erano chiamate Esterine. Questo ci ha appassionato molto perché la scelta del nome ha creato un legame forte con le nostre origini. Dopo abbiamo scoperto che Carlo Lizzani aveva fatto un film dal titolo Esterina che narrava la storia di questa contadina della provincia piemontese che lasciava tutto per andare alla scoperta della vita cittadina. Noi ci siamo rivisti molto in questo personaggio: cresciuti in un paese della provincia guardavamo alla città con gli stessi occhi speranzosi di Esterina.

"Esterina" - Carlo Lizzani - 1959
“Esterina” – Carlo Lizzani – 1959

Come avete lavorato per la realizzazione di Dio ti salvi? Quali sono state le vostre ricerche musicali?
I nostri ascolti sono veramente i più disparati, ognuno ha i suoi gusti. Per quanto riguarda me negli ultimi anni ho ascoltato molto il cantautorato americano femminile: Shannon Wright (leggi l’intervista su indie-eyeLisa Germano, Cat Power, oppure artisti come Iron & Wine e Nick Cave. Poi ascolto moltissimo tanta musica strumentale. Un gruppo che mi ha segnato durante il periodo della realizzazione di Dio ti salvi sono i Bon Iver di Justin Vernon, a mio giudizio un artista tra i migliori degli ultimi anni, soprattutto nei suoi ultimi due album.

Sovrapporre è un pezzo di grande dolcezza e malinconia. A chi è rivolto? Che argomenti affrontano i testi di Dio ti salvi?
Questo pezzo è dedicato a una persona in particolare che vive in un io generico, ma cerco di andare oltre i riferimenti personali e voglio che le mie canzoni parlino in maniera universale. Quando posso cerco di creare personaggi che abbiano delle caratteristiche e delle peculiarità di persone realmente esistite ma che possano trasformarsi in topoi di vita vissuta. La malinconia che senti non è solo la malinconia di quell’episodio particolare della canzone, ma anche la malinconia di un mondo che si viene a creare quando le relazioni finiscono, quando non funzionano come vorresti, quando non iniziano. Questi sono anche gli argomenti di Dio ti salvi, si parla di sofferenza femminile. Anche un pezzo come Mutande, ha la sua coerenza nell’album, lo vedo come una B side delle altre canzoni. Nelle nostre canzoni però non c’è solo malinconia, cerco anche di far trapelare sempre una piccola speranza, sebbene nascosta.

Esterina – Puta – il video live di Diego Granzetti e Daniele Fenudi

La cultura e il folklore linguistico della costa tirrenica per certi versi ha influenzato i testi dei vostri lavori. Da di Fero e di botte a Dio ti salvi come sono cambiati questi riferimenti?
La nostra intenzione non è propriamente folk anche se alcuni riferimenti sono evidenti: ad esempio “quell’estate la tu zia”, la frase che apre l’ultimo album è decisamente vernacolare. In Dio ti salvi abbiamo cercato di limitare questi riferimenti, non tanto per ripulire la lingua ma perché non è nostra intenzione scrivere testi di quel tipo, non facciamo musica folk. Nella chiusura di Dio ti salvi però abbiamo inserito un pezzo che ha una cadenza che si usa nel canto della Befana, una musica di paese, ma si tratta di una piccolezza. Le parole più vernacolari le teniamo anche per ricordarci da dove veniamo.

Devo dire che musicalmente ho ritrovato molto gli ultimi Radiohead in Dio ti salvi. Posso avere una conferma?
I Radiohead sono un gruppo che amo molto, sono una band che ispira molti musicisti, quindi si, possibile. Loro sono inarrivabili però guardiamo spesso a loro per prendere ispirazione, soprattutto per il modo in cui uniscono musica mainstream a ricerche più raffinate.

Quali sono i pezzi del vostro repertorio che live rendono meglio e fanno scatenare il pubblico?
Domanda difficile! Diciamo Salutarti sicuramente, un pezzo spinto che parla di morte e che eseguiamo con due chitarre elettriche, poi Come vuoi che sia, Un amore eterno. Considera che poi noi tutto il nostro repertorio lo eseguiamo anche acustico nel set chiamato “Senza corente” e quindi rielaboriamo continuamente il nostro materiale. È quindi difficile dire quali pezzi tirino di più.

Prossimi live?
Suoneremo il 6 maggio in duo io e Massimiliano (formazione che non abbiamo mai fatto prima) al CRO di Viareggio, metteremo anche un po’ di elettronica… Con la formazione standard suoneremo a Salerno il 4 giugno, a Napoli il 5, poi torneremo a Cuneo il 14 luglio per il Nuvolari Festival e poi a Pisa.

Virginia Villo Monteverdi
Virginia Villo Monteverdi
Laureata in Storia dell’Arte medievale e seriamente dipendente dalla musica Virginia è una pisana mezzosangue nata nel 1990. Iniziata dal padre ai classici rock ha dedicato la sua adolescenza a conoscere la storia della musica. Suona e canta in un gruppo, ama fare video, foto e ricerche artistiche e ogni tanto cura delle mostre d’arte contemporanea.

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