I primi arpeggi di Silver Liner attraversano il cervello con una rapidità sorprendente e l’associazione immediata non si può arginare: Heart of Gold. Poi vai a leggere di Ethan Johns e scopri che l’affascinate barbuto oltre la quarantina ha suonato con Crosby, Stills e Nash e quindi, per la celeberrima proprietà transitiva, l’associazione di cui sopra guadagna un istantaneo accreditamento.
Non solo, Johns compare come produttore per alcuni lavori di Ryan Adams, Ray Lamontagne, Laura Marling, Kings of Leon, Boy & Bear. Insomma, considerati i credits a favore, potremmo immaginarlo seduto sopra la propria fortuna pago di lavorare nelle quinte di produzione dei beniamini di molti. Il fatto che alla tenera età di 46 anni Ethan Johns si ponga in prima linea con l’appoggio dei The Black Eyed Dogs in backline merita una certa dose di ammirazione.
Terzo album che porta la sua firma, Silver Liner segue a ruota i precedenti lavori If Not Now Then When e The Reckoning. Silver Liner si inserisce a testa alta in quel filone post Young-iano frutto di anni di allenamenti a base di american folk, soft country e classic rock suonato alla vecchia. Un album di maniera, se così si può dire, che fa tesoro di tutti gli accorgimenti che negli anni addietro sono andati mano a mano a formare i suoni caratteristici del genere.
Via libera allora alla chitarra carnosa in The Sun Hardly Rises, agli slide su Juanita o all’arpeggiare lunare e cavalleresco di Six and Nine. C’è forse qualcosa di psichedelico e più cupo nei sospiri di Open Your Window che non scalfiscono l’impalcatura generale del disco.
Silver Liner resta un album pieno di grazia, docile nella sua assenza di pretese spettacolari ma che risulta languido senza esagerare. Johns, oltre che produttore dal buon fiuto, si rivela un cantautore capace, poetico e sano portatore di un effetto calmante e distensivo che non facilmente si guadagna al primo incontro.
Ethan Johns – Silver Liner – Music video