giovedì, Novembre 21, 2024

Fantastic Negrito – The Last Days of Oakland: la pelle graffiata dal blues

Conoscete la storia di Robert Johnson? La leggenda vuole che abbia stretto un patto col diavolo che sarebbe passato alla storia; un patto per il quale in cambio della propria anima Johnson avrebbe guadagnato la capacità di saper suonare la chitarra come nessun altro al mondo. Immaginarlo seduto in qualche crocicchio polveroso del Mississippi del 1930 è estremamente suggestivo; a cavallo o, molto più probabilmente, appiedato con al collo la chitarra, ramingo nella canicola polverosa del sud, con addosso l’odore dei campi e la fuliggine dei raccolti.

Da quel momento in poi Johnson diventa una leggenda, un mito da racconti serali, un personaggio da celebrare con epitaffi ispirati. Solo una dose letale di veleno somministrata probabilmente da un marito geloso stronca la sua stella nell’agosto del 1938. Questa è la storia che dovreste tenere a mente nell’ascoltare l’album di Fantastic Negrito. Siglato all’anagrafe col nome di Xavier Dphrepaulezz, Fantastic Negrito è uno di quegli ascolti fulminanti, un innamoramento al primo ascolto che non lascia spazi a dubbi.

Last days of Oakland, questo il nome dell’album licenziato a giugno, è un derivato di squisito delta blues, pastoso e denso. E non è un caso, quanto un bislacco destino, che il bluesman della bay area torni a far parlare di sé proprio a poca distanza dalla morte di Prince. Fu difatti il manager del TAFKAP (The Artist Formerly Known As Prince) a patrocinarne l’esordio all’inizio degli anni ’90 e fare in modo che fosse messo sotto l’etichetta della Interscope.

Ma in Last days of Oakland c’è qualcosa di più del blues old school e tremendamente ammaliante per gli amanti del genere. Nelle 13 tracce del disco c’è tutta l’inquietudine di un miracolato da un mortale incidente in auto (Working Poor), la rabbia e la tristezza per una carriera zoppicante e decollata a fatica nonostante il contratto con la Interscopo Records. C’è il sentimento della “lista d’attesa” che inevitabilmente sviluppi quando sei uno fra di 14 figli (The Worst). E poi il sentimento del riscatto, il premio dopo tante fatiche (Lost in the Crowd), ossia la vincita di un concorso musicale. Il potere del denaro e il bisogno di denaro.

Insomma, Last days of Oakland è un album pieno di rughe e di graffi, un album dalla pelle segnata dalle vicissitudini della vita dove lo spazio per le vicende romanzate è del tutto negato.

Il video di lost in a crowd

Il video live di lost in a crowd (session NPR)

Il video di Night has turned to day

Fantastic Negrito, promo reel

 

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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