Kari Jahnsen Viene da Valdres, In Norvegia, e dopo essersi sistemata per un po’ nella capitale, si è poi definitivamente stanziata a Londra dove ha concepito i brani del suo primo Ep solista registrato a nome “Farao”, pubblicato da Something Nothing dopo l’esperienza Norvegese con i Like Spinning.
Farao testimonia quindi il nomadismo di Kari che si riverbera sui quattro brani che ne costituiscono la struttura, un contrasto tra la malinconia londinese e la forma aspra dell’orizzonte geofisico norvegese; “The Hours”, la terza traccia di questo lavoro, procede infatti in modo fortemente drammatico su una struttura folk di derivazione minimale, spiraliforme e dalle chiare influenze britanniche.
Alla bellezza oscura e orchestrale con i suoni di una folktronica scandinava, si contrappongono quindi l’ossessività minimale di “Tell a Lie”, quasi una versione più sintetica e allo stesso tempo intima dei Junip di Josè Gonzales, per continuare con il folk psichedelico di “Skin” e “To sleep apart”, quest’ultima sostenuta da un bellissimo sfondo d’ogano lontano e crepitante.
Da una parte questo stare a metà tra elettronica, folk e sperimentazione porta con se l’influenza di Mike Lindsay (Cheek Mountain Thief, Tunng), che ha prodotto Farao, costruendo il tappeto sonoro adatto per esaltare la voce leggera e suggestiva di Kari Jahnsen.
Sul piano delle liriche, Farao è una piccola racolta di brani minacciati dall’ombra della morte: “per me è ovviamente una cosa naturale”, ha detto la musicista Norvegese, “ma scomparire per sempre non ha assolutamente alcun senso”.
‘Tell A Lie’ si era già affacciato come singolo lo scorso novembre, ricevendo una serie di ottime recensioni da parte della stampa inglese, è invece in preparazione un video per “The Hours” il brano probabilmente più intenso di tutto il lotto, che sarà girato tra la Norvegia, L’Islanda e l’Inghilterra da Hallvar Witzø, il regista che nel 2012 aveva ottenuto una nomination all’oscar per il miglior film straniero con Tuba Atlantic, il brano si presta sicuramente ad un’elaborazione drammatica, per questo suo incedere, come dicevamo, apocalittico che si schianta con un’intimità lirica simile a quella del primo Bon Iver.
Staremo a vedere cosa sarà capace di produrre in futuro questa giovane songwriter, le premesse per una vera e propria next big thing ci sono tutte.