A tre anni di distanza da Monsters Eating People Eating, l’heavy psych dei losangelini Frankie And The Witch Fingers torna con DATA DOOM, un nuovo album che prosegue il percorso sonoro della band. L’hard rock psichedelico con venature tra il jazz e il doom, è al centro delle nove tracce del disco, ma con quel groove funk che ha contraddistinto l’evoluzione sonora della band. Rispetto ad altre band coeve simili è la contaminazione di più generi la forza dinamica di Frankie And the Witch Fingers, dal doom dei primi black sabbath alla psichedelia garage più verace che caratterizza lo scheletro dei loro brani, si passa ad una tagliente energia funky che grazie alla ritmica di Dylan Sizemore e al sax di Jon Menashe,riesce a trascinare tutto quanto in una dimensione elettrizzante e di derivazione black.
Data Doom, l’unboxing del vinile limitato di Frankie & The Witch Fingers
Brani come Burn me Down ed Electricide sono esempi chiarissimi di questo metissage, dove la musica nera ingaggia un vero e proprio corpo a corpo con lo spirito più lurido dei primissimi Stooges. Rispetto a certa narcolessia che caratterizza quel genere tra hard rock e psichedelia, fuzz guitars e dilatazioni infinite, Data Doom cambia alcuni clichè e preleva con vero e proprio spirito combinatorio altri elementi dal calderone degli anni settanta, per esempio riferendosi in modo creativo all’avventura dei Funkadelic, senza per questo marcare troppo sulla componente black.
Se brani come Weird Dog si innestano perfettamente in questo crocevia, un episodio come Futurephobic introduce i synth con una modalità più vicina al punk-wave americano fine settanta, sporcato dai deliri cacofonici della psichedelia più sperimentale degli anni novanta.
Chiaro quindi che un brano come Mild Davis, sin dal titolo, rappresenti un omaggio esplicito al Miles del periodo elettrico, da cui desumono lo spirito marcatamente improvvisativo.
L’insieme ricorda in parte alcuni lavori degli Hawkwind senza la componente space, anche in relazione all’apparato sci-fi veicolato non solo dalla fusione di alcuni suoni, ma anche dalle liriche, dall’apparato visuale, dal layout stesso del disco curato dai geniali Carlo Schievano e Jordan Warren.
Lo scenario fantastico è ovviamente un’occasione, anche politica, per interrogare il presente. La spinta metafisica di Burn Me Down, straordinario inno alla cremazione e al distacco dal mondo materiale, lascia il posto ad una disamina impietosa di quello digitale con Political Cannabilism, dove l’esercizio del potere, descritto come declinazione del patriarcato, può essere combattuto con un riequilibrio dell’esterno con l’interno.
Se allora l’immediatezza di Data Doom qualifica il ritorno della band attraverso la trinità heavy/psych-fuzz/garage che ha rappresentato una costante della loro ormai collaudata carriera, sono le derive jazzy, l’irresistibile energia funk, le improvvise esplosioni sintetiche, l’intreccio accurato delle parti vocali e la profondità dei temi affrontati a renderlo un disco stratificato, che oltre ad impatto e immediatezza, può offrire molto di più dopo una serie di ascolti successivi.
L’album si acquista dallo shop di Greenway records