La prima notizia, quella più importante, è che Sharon Jones sta bene, dopo la malattia che l’ha tenuta lontana dai palchi per tutto il 2013 e che aveva causato il rinvio dell’uscita del suo quinto disco con i Dap-Kings. Ora che il peggio è passato possiamo quindi goderci l’album e il conseguente tour, che prevede date europee ma per ora non in Italia.
Ed è davvero un godimento, perché in questo Give The People What They Want Sharon dimostra di essere ancora la capofila e la regina del revival soul di questi anni, nato proprio con lei e i Dap-Kings, portato al suo massimo fulgore da Amy Winehouse e poi tenuto in vita proprio da Sharon in compagnia di un gruppo sempre più grande di ottime interpreti e grandi band di qui e di là dell’Oceano Atlantico.
Praticamente tutti i pezzi sono delle vere e proprie bombe, suonati in modo spettacolare da una band rodatissima, degna di accostamenti con le backing band di casa Motown e Stax, e interpretati con la giusta verve, figlia di quella di James Brown e di Aretha Franklin, e naturalmente con la solita voce potente e graffiante da parte di Sharon. È così sia nei pezzi più mossi, come la spettacolare doppietta iniziale formata da Retreat! e Stranger To My Happiness, che in quelli più d’atmosfera, come i due pezzi seguenti, cioè la ballatona We Get Along e lo strut strisciante e sensuale (God Bless The Meters) di You’ll Be Lonely. Si balla poi di nuovo con Now I See, dal piglio Northern Soul, prima di ridiscendere in atmosfere languide, quasi alla Diana Ross di metà anni Settanta, con Making Up And Breaking Up (And Making Up And Breaking Up Over Again) e poi nel classico suono Motown da girl group nella successiva Get Up And Get Out. Long Time, Wrong Time funkeggia lasciva ed evita di graffiare, una specie di intermezzo prima del gran finale, dove si torna a vestire le scarpette da ballo con People Don’t Get What They Deserve, trascinante come poche e in futuro sicuramente foriera di grande spettacolo dal vivo al momento del call and response tra Sharon e le coriste, e poi si finisce a fare quello che si deve fare, cioè combattere la crisi demografica con Slow Down, Love in sottofondo.
Sì, è un revival quello di Sharon, e chissà quante cose si potrebbero dire in questi anni di dibattito sulla retromania, ma a volte è bello fregarsene e semplicemente ascoltare un gran bel disco, come è questo Give The People What They Want, al di là della data di uscita e delle definizioni. Make love, not criticism.