giovedì, Novembre 21, 2024

Gustaf Holtenäs – tra scienza e animazione: l’intervista

Gustaf Holtenäs è un animatore e artista visuale svedese dall’incredibile talento. Recentemente ha lavorato per la conterranea Jenny Wilson, realizzando un videoclip tratto dall’imminente “Exorcism”. Per il video di RAPIN*, di cui avevamo parlato da questa parte, Holtenäs si è servito di 2.000 disegni realizzati a mano. Un progetto d’animazione ambizioso e difficile, come il concept alla base del nuovo lavoro sulla lunga distanza della musicista Svedese, legato alla durissima esperienza di stupro che ha dovuto affrontare.
Punto di arrivo e allo stesso tempo nuova partenza per la creatività del talentuoso animatore, la cui formazione, tra scienze e arte, è in qualche modo quella dell’uomo rinascimentale, interessato alla relazione tra creazione e filosofia, scienza e visione. 
Per noi invece occasione per conoscere da vicino le idee e le tecniche del suo lavoro

Jenny Wilson – RAPIN* – Dir: Gustaf Holtenäs

Benvenuto su indie-eye videoclip. Ci piacerebbe parlare dei tuoi esordi. In che modo hai cominciato a realizzare animazioni?

Ho sempre disegnato e sono sempre stato coinvolto in progetti creativi. Per quanto riguarda l’animazione ho cominciato ad impararne le tecniche quando nel 2015 ho deciso che volevo sviluppare un video game in pixel animation

Ho quindi cominciato ad imparare lentamente le forme d’arte per sperimentarne una tutta mia. Non mi vedo ancora come un animatore a tutto tondo, ma mi ci sto avvicinando!  

E quando hai avvicinato il mondo della videomusica?

Quando ho attivato il mio account instagram, caricando alcune illustrazioni e pixel animation. In quel momento è arrivato un follower, attraverso l’hashtag #moebius, che mi ha chiesto se volevo animare un video musicale per lui. Avevo solo animazioni basate sui pixel all’ìnizio e l’idea per il video era di quelle classiche, legate all’animazione disegnata a mano. Ma l’ho considerata come una sfida e ci ho messo un mese per animare il video, periodo durante il quale ho imparato molto. Il musicista in questione era russo, Mitya, e il video era questo. 

MITYA – Fabula Spatium – Dir: Gustaf Holtenäs

I tuoi studi si sono svolti in ambito fisico-matematico. Come hai combinato la tua formazione con le illustrazioni e l’animazione?

In ogni tipo di arte mi piace acquisire il maggior numero di conoscenze. Più il cervello è riempito di concetti, più grandi sono le cose che sarai in grado di creare. Durante la mia infanzia ero affascinato dall’uomo rinascimentale. Ero piuttosto curioso e ho studiato arte e scienze per le stesse ragioni e per gli interrogativi filosofici che queste sono in grado di sollevare. Dalla meccanica dei quanti al postmodernismo. Sono argomenti che consentono di spingersi alle radici della conoscenza esistenziale. Da questo punto di vista voglio sviluppare il lato sinistro e quello destro del mio cervello in egual misura, per cercare di essere razionale e artistico durante i miei processi creativi.  Per esempio con la fattorizzazione puoi astrarre l’essenziale da qualcosa. Provare ad applicarlo quando guardi una pittura. Ma anche cose più concrete: per esempio comprendere come lavorano le luci, la funzione delle onde nell’acqua, il suono, gli atomi, il movimento attraverso lo spazio. Teorie che possono aiutarti a visualizzare le cose e ad ottenere nuove idee quando si disegna o si mette in funzione il movimento attraverso l’animazione. 

Le tue animazioni utilizzano diversi tipi di tecnica. Dalla pixel art alla cutout animation fino a quella fotogramma per fotogramma. Puoi parlarci di questi approcci differenti?

Mi piace costantemente mettermi alla prova e cercare nuove vie per realizzare le mie cose. Questo perchè è l’originalità ad interessarmi, sperimentare lavori che in qualche modo provengano da un mondo del tutto nuovo, testando quindi nuove e differenti tecniche. L’animazione fotogramma per fotogramma secondo i modelli disneyani classici e il lavoro di Studio Ghibli, che per me è diventato uno standard da raggiungere. Questo perché può essere bellissimo e vivo, quando si costruisce un’immagine con linee e tratti. 

Attualmente sto sperimentando e ricercando tutte le tecniche che reputo interessanti. 3D-Scanning, CGI, filmati live action, animazione con la creta e anche lo Style transfer per esempio (N.d.r. la tecnica dello Style Transfer è stata applicata anche nell’ultimo video dei MGMT di cui abbiamo parlato da questa parte) . Allo stesso tempo cerco di non rimanere schiavo della tecnica in se, anche se scorgo qualche cosa di interessante a livello estetico. Di norma penso solo in un secondo momento agli ostacoli tecnici da superare.

Per quanto riguarda il video di RAPIN* hai pensato a qualche riferimento artistico preciso? Mi ha fatto pensare ad una via di mezzo tra i miniaturisti, Bruegel e l’optical art dei sessanta…

Buffo che tu citi proprio Bruegel perchè in effetti c’è questa influenza.  In una delle immagini usate come sfondo c’è una rielaborazione di “Cacciatori nella neve“. 

In ogni caso non è stata utilizzata molto nel video, ma ho certamente animato molti dei personaggi nello stile dei dipinti di Bruegel.  C’è molta storia dell’arte nel mio video, le ispirazioni principali oltre al già citato Bruegel, includono Caspar David Fredrich e Hokusai soprattutto per quanto riguarda i paesaggi. Alcune trasformazioni e mutazioni surrealiste sono simili a quelle di Max Ernst. Ma ci sono anche paesaggi urbani di scuola brutalista come quelli che hanno ispirato Metropolis. E oltre a tutto questo, l’influenza forse più ovvia è quella legata all’immaginario di Akira e alle opere di Miyazaki. Questi sono i miei riferimnti principali. Ho cercato di metterli insieme per creare qualcosa di eclettico alla base del mondo di  Rapin*.

Come hai discusso e interpretato con Jenny Wilson l’idea principale per il video?

Il video racconta la storia di una sua personale esperienza, come vittima di uno stupro. Per questo era importante, visivamente, raccontare questa storia in un modo che fosse soddisfacente per entrambi, in questo senso dovevamo essere perfettamente sincronizzati. Abbiamo discusso per mesi prima che cominciassi a disegnare lo storyboard. Abbiamo scelto proprio Rapin* come traccia da sottoporre al processo d’animazione, per il suo spirito narrativo cinematico e per il modo così potente di raccontare la storia. Questo 23 marzo Jenny realizzerà il suo album sulla lunga distanza e questa traccia è solamente una delle nove che raccontano la sua esperienza, incluso il periodo successivo allo stupro. Si tratta di un concept davvero brillante, intitolato “Exorcism”

La tua animazione è fondata sul migliore approccio possibile, quello che considera il cuore stesso della sua arte nella continua e infinita trasformazione di se stessa, portandoci dal mondo delle fiabe, dritti al centro di un incubo. Che tipo di sentimenti vuoi suscitare?

I sentimenti che emergono dallo spettatore potrebbero essere infiniti. Tutto si basa ovviamente sulla loro personale relazione con il soggetto trattato. Alcune persone non sono riuscite ad arrivare in fondo perché era troppo traumatico. Ma ci sono state anche reazioni molto belle, per esempio una persona ha trovato la forza di uscire dal letto per realizzare qualcosa in cui credeva, un impulso motivazionale per fermare questa imperdonabile misoginia. 

I sentimenti che ho voluto condividere da parte mia, sono altrettanti. Principalmente si tratta di empatia per la vittima e rabbia per il mondo ingiusto in cui viviamo. Le linee guida che ho affrontato per realizzare il video erano quelle della storia raccontata nelle liriche. Da questo punto di vista ho avuto piena libertà creativa. Ho deciso proprio in una prima fase di mostrare solamente quattro secondi relativi allo stupro effettivo. Non credo ci sia qualcuno che desideri guardare una cosa simile per una durata superiore. Ma in ogni caso doveva essere li, nella sua forma più brutale. Quando si comincia a riprodurre il video su Youtube, si sa già che cosa accadrà. Il titolo è ”Rapin*”! proprio per questo ho cercato di concentrarmi maggiormente sull’esplicitazione delle emozioni esperite durante l’evento e sull’atmosfera che creano. In questo senso il video stesso contribuisce con qualcosa in più rispetto alla semplice aderenza totale ai testi. 
Le persone sono attratte dalla bellezza, proprio per questo, come hai giustamente detto, ho cercato di attrarre lo spettatore in un mondo bellissimo, facendo provar loro empatia per il personaggio e catturandoli nel lento crescendo del contesto. Per poi distruggere tutto, rovinare la fiaba con senso di panico e brutalità estrema. La conclusione è malinconica e visualizza il paesaggio urbano di Stoccolma, mentre sorge lentamente sulle vittime della notte.

Gustaf Holtenäs – Showreel 2016

 

Progetti per il futuro, in termini videomusicali?

Ci sono molte cose che voglio fare, ho molti progetti personali in cui immergermi. Questo coinvolge la musica, la pittura, l’animazione, gli show live, la scrittura. Ma sento anche la necessità di concentrarmi maggiormente sulla mia vita privata e trovare più tempo per questa, invece di farmi fagocitare da un’ambizione dietro l’altra. Propro adesso sono seduto su un volo diretto verso Hollywood e non ho idea che cosa accadrà da quelle parti. L’idea è quella di fare un lungometraggio d’animazione e di realizzarlo cercando i miei guerrieri dell’anima, come li chiama Jodorowsky. Ho moltissime storie e idee in questi giorni e vedremo cosa accadrà.

Gustaf Holtenäs su Vimeo

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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