Hannah Williams è una delle migliori esponenti del soul revival che da qualche anno a questa parte si sta diffondendo dall’Inghilterra verso tutto il resto d’Europa. Con i suoi Tastemakers ha fatto uscire un ottimo album nel 2012, A Hill Of Feathers, e ha incendiato i palchi di mezzo continente, tra cui anche Milano, prima di fermarsi per dare alla luce Leo, il suo primo figlio. Ora torna, più carica che mai, con una formazione rinnovata e tanta voglia di riprendere il discorso interrotto lo scorso anno, come ci ha detto in questa intervista che ci ha concesso e in cui ci ha svelato tutto il suo amore per la musica. Saranno tre le date italiane per Hannah, al Magnolia di Segrate, al Fishmarket di Padova e al Sonar di Colle Val d’Elsa. Il nostro consiglio è quello di non perdervi l’occasione di assistere a uno dei migliori show in circolazione. L’intervista è corredata da una ricca foto gallerie del live e del backstage, realizzata da Francesca Pontiggia (digitale) e Filippo Pacini (pellicola bianconero e colore) in occasione di un concerto che la Williams ha tenuto a Milano nel 2013.
Ciao Hannah e benvenuta su Indie-Eye. Torni in Italia dopo quasi un anno e mezzo. Nel frattempo sono successe molte cose. La più importante, penso, è stata la nascita di tuo figlio. Questa cosa ha cambiato il tuo approccio alla musica, oltre che la tua vita?
Ciao! Sì, siamo davvero impazienti di tornare ad esibirci in Italia. Mio figlio, che si chiama Leo, ora ha quasi 8 mesi ed è quasi incredibile: mi sembra ieri quando lo tenevo per la prima volta tra le mie braccia! Diventare madre ha cambiato il mio approccio e la mia filosofia di vita in generale. È l’esperienza più incredibile, terrificante, potente e travolgente della mia vita e mi sento molto fortunata ad essere viva e capace di dare vita a un bimbo così eccezionale. E sono ancor più entusiasta ed appassionata nei confronti della mia musica di quanto già non lo fossi prima.
Ho letto che ci sono dei nuovi membri nei Tastemakers. Chi si è unito alla band? E come scegli i nuovi membri?
Sì, abbiamo un nuovo chitarrista, Matt Saunders, e un nuovo trombettista, Joss Murray. Sia Matt che Joss si sono inseriti molto bene nella band e sono molto simpatici quando siamo in giro, sopra il palco e anche negli altri momenti. Joss è un buon amico del nostro pianista James Graham e Matt invece andava a scuola con il nostro batterista Jimi Needles. Quando nuovi membri si uniscono a noi, è molto importante che quelle persone abbiano la giusta attitudine ed etica del lavoro così come eccellenti doti musicali.
State lavorando anche a un nuovo album con la nuova configurazione della band? Se è così, puoi dirci qualcosa sulle nuove canzoni?
Stiamo scrivendo nuovo materiale in questo momento. Sta andando molto bene e abbiamo suonato due nuove canzoni al nostro live show del 25 gennaio e alla radio con Craig Charles su BBC6 Music. Speriamo di annunciare presto l’uscita del nuovo album, seguiteci e lo saprete.
La tua voce è fantastica. Quali sono le tue cantanti preferite dentro e fuori la soul music? E cosa hai cercato di “rubare” da loro?
Ho una lunga lista di artisti che ammiro e rispetto da molti generi musicali diversi. Non penso di avergli “rubato” qualcosa ma, come ogni musicista, sono stato ispirato da tanti. Etta James, James Brown, Minnie Ripperton, Ella Fitzgerald, Nina Simone, Charles Bradley, Sharon Jones, Amy Winehouse, Aretha Franklin, Stevie Wonder, Jamie Lidell, Bill Withers, Paul Rodgers, David Coverdale, Imogen Heap, Jill Scott… e la lista continua! Ognuno di essi ha le sue piccole sfumature che rendono le loro voci uniche, brillanti ed emozionanti.
Che tipo di canzoni preferisci cantare? I lenti o i brani più veloci?
Mi piacciono entrambi. Offrono e richiedono cose molto differenti. Cantare un pezzo profondamente soul è un’esperienza emotiva che richiede controllo, delicatezza e concentrazione. Cantare un pezzo funky veloce è invece una quantità enorme di divertimento, che fa battere il cuore a mille e che richiede grandi quantità di energia e di controllo. Mi piace guardare il pubblico in entrambe le occasioni. La reazione del pubblico è ciò che mi spinge a salire su un palco. È la gente che ci dice cosa vuole e cosa gli piace!
Suoni anche la tromba. Qual è la caratteristica di questo strumento che ti ha fatto innamorare di lui? E anche in questo caso, ci sono musicisti del passato e del presente a cui ti ispiri?
Ho iniziato a suonare la tromba quando avevo undici anni. Mio fratello suonava il trombone e io non volevo suonare il suo stesso strumento, quindi… ho scelto la tromba (anche se il mio insegnante mi diceva che probabilmente sarei stata più adatta proprio al trombone). Suonavo in un’orchestra di fiati, suonando soprattutto un repertorio classico e jazz. Poi ho improvvisamente smesso di suonare durante l’adolescenza quando avevo l’apparecchio ai denti e decisi che la tromba non era più cool. Dieci anni dopo, qualcuno mi chiese di suonare qualche nota durante la registrazione di un disco e tolsi il trombone dalla sua custodia per la prima volta da quando avevo smesso. Suonai malissimo, avevo completamente dimenticato come si faceva ma… col tempo la mia sicurezza è aumentata e ora mi piace molto suonare. Avere altri trombettisti nella band mi stimola molto! Mio fratello è un grande musicista jazz e ascoltava tantissimi dischi jazz mentre crescevamo. Ho sempre amato il suono di Wynton Marsalis. Suona così agevolmente e le sue doti da improvvisatore non sono seconde a nessuno. Tuttavia, ora sto ascoltando molto Tine Thing Helseth. Lei viene da un background molto legato alla classica ma ha un suono così bello, gentile e lirico. Penso che sia per quello che amo la tromba, perché puoi “cantare” con essa.
Hai suonato in apertura a Sharon Jones e a Charles Bradley. Come sono state quelle esperienze?
Fantastiche!!! Sono una grande fan di entrambi gli artisti. Sharon in particolare è stata una grandissima fonte di ispirazione e di incoraggiamento per me come performer. È la donna più umile, onesta e riconoscente nell’intero mondo del soul. È una vera donna che è stata davvero nella merda e che ha lavorato duro per tutta la vita per arrivare dove è adesso. Ha annunciato solo settimana scorsa che è riuscita a combattere il cancro e che è tornata in piena salute. Questa è veramente una grande notizia e io e la band non vediamo l’ora di rivederla in tour questa estate. Ammiro la sua determinazione, la sua tenacia e soprattutto le sue incredibili e versatili capacità come performer! Abbiamo parlato per un paio d’ore riguardo a qualunque cosa dopo il suo show quando ci siamo incontrate l’anno scorso e la sua frase di chiusura è stata “Hannah… tu sei benedetta. Devi solo essere te stessa e fare quello che ti senti!” Lei ha passato tutta la sua carriera lavorando dannatamente duro e lottando per essere sé stessa! Io ora, senza alcun dubbio, andrò avanti a fare quello che mi sento e ad essere me stessa! Charles è un’altra personalità incredibile. La sua voce è così potente che quasi non ha bisogno di un microfono quando canta, tuttavia la tenerezza e l’emozione dietro ad ogni singola parola sono senza dubbio palpabili. Tu non ascolti Charles, lo senti! Ho quasi consumato la mia copia di No Time For Dreaming. Eravamo onoratissimi di essere sullo stesso palco di uno showman così grande! Spero di cantare con lui un giorno!
Negli ultimi anni molte ottime soul band stanno emergendo in Regno Unito. Per esempio su Indie-Eye abbiamo incontrato Nick Pride & The Pimptones. Cosa pensi dell’attuale scena soul nel tuo paese? Cosa ha portato alla nascita di così tante band di buon livello?
La scena soul in Regno Unito è fiorita esponenzialmente nella scorsa decade. Penso che fossimo tutti affamati di qualcosa con una certa integrità e vero talento musicale dopo essere annegati in certo brit pop. Artiste come Amy Winehouse (RIP Amy) e Adele ci hanno aiutato tantissimo riportando il soul nella finestra commerciale in Regno Unito. È molto eccitante far parte di un vero e proprio revival e siamo molto grati per il supporto che abbiamo ricevuto non solo dai nostri colleghi soul, ma anche dal grande popolo di fans del soul in Regno Unito e in tutta Europa.
Siete sotto contratto con la Record Kicks, un’etichetta italiana che sta guadagnando un ruolo importante anche nel vostro paese. Come siete entrati in contatto con loro?
Abbiamo registrato un 45 giri autoprodotto e l’abbiamo inviato alla Record Kicks… a loro è piaciuto molto… abbiamo firmato per loro. Tutto qui! Questa è la versione breve del racconto, naturalmente.
Domanda soul: Motown o Stax?
Motown, sempre!
Cosa dobbiamo aspettarci dai vostri show italiani?
Qualche canzone soul lancinante, pazzi brani funky da ballare, tanta partecipazione del pubblico e qualche nuova canzone!
La Foto Galleria di Francesca Pontiggia e Filippo Pacini