Dieci videoclip italiani per il 2020. Dieci modi di concepire l’immagine molto diversi tra di loro, eppure tutti accomunati dalla volontà di interpretare questo momento di transito.
Dal found footage ai formati del passato, dalle DVcam alle gif animate. Con il ritratto intimo oppure attraverso il tempo ritrovato nel cinema di famiglia, si sollecita l’urgenza dello sguardo e del punto di vista, come possibilità che oltrepassa il tempo presente, interrogandolo e interrogandoci sulla nostra capacità di amare.
1
Paolo Pietrangeli – Amore un cazzo – Dir: Chiara Rigione
L’ultimo album di Paolo Pietrangeli, un pezzo di storia del nostro cantautorato. Commiato malinconico che gioca continuamente con l’ironia e il desiderio, inteso come sguardo agrodolce sulle proprie origini e sul nostro modo di viverlo. Una percezione affettuosa del femminile fatta di continui slittamenti, cambi di registro, con parole che si potenziano e si annullano a vicenda, come un capriccio amoroso in forma di danza. Il videoclip diretto da Chiara Rigione con il supporto della fondazione AAMOD e dell’archivio dello stesso Pietrangeli, dialoga con efficacia rarissima con le liriche del musicista e regista romano. Uno degli esempi più vivi e creativi di found footage, dove l’immagine ritrovata è una nuova finestra sul nostro presente.
2
Achille Lauro – 16 Marzo – Dir: Younuts!
Diretto e montato da Celaia e Usbergo durante i giorni della quarantena che ci ha costretto tutti tra le quattro mura, per le misure di contenimento e contrasto contro l’epidemia COVID-19. Esempio formidabile di creatività connettiva, è stato realizzato a distanza a partire dalle idee dello stesso Achille Lauro, ma con una capacità di coordinamento e di commistione tra formati, linguaggi e storia delle immagini che solo YouNuts! potevano mettere insieme con coerenza, sincero artigianato e invenzione. Se il “come” è più determinante del “cosa”, YouNuts! dimostrano ancora una volta il superamento di un limite come quello dell’inagibilità momentanea dei set. Lo fanno attraverso un progetto che recupera l’immagine della memoria per individuare uno spazio di transito. Questo lo si rileva tra la distanza raggelante delle prime immagini digitali e quel calore che nel cinema anni ’90 cercava, disperatamente, di conservare il fantasma della tattilità oltre il dispositivo.
3
Bugo feat. Ermal Meta – Mi Manca – Dir: Eros Galbiati
“Mi Manca”, sintetizza lo spazio del ritratto intimo con il processo identitario che si verifica tra camera e improvvisazione attoriale. Ambra Angiolini, intensissima, collabora alla scrittura del video, incorporando nel volto tutti gli scarti, le mancanze e le differenze, in quel passaggio inverso dall’età adulta ad un’infanzia perduta. Prodotto da Sara Barbara per d’ARIA con la partecipazione della stessa Ambra Angiolini, “Mi Manca” è uno dei videoclip più potenti della stagione.
4
Giovanni Lindo Ferretti – Ora – Dir: Martina Chinca
La musica è quella di “La lune du Prajou” dei C.S.I, decima traccia di Ko De Mondo, alla quale vengono sovrapposte alcune parole recitate da Ferretti, un cantus firmus che è preghiera. Il testo, riempie lo schermo all’inizio e alla fine del video, quasi un invito alla celebrazione. Le immagini, rigorose ed affidate ad una post-produzione essenziale, sono di Martina Chinca, che ha curato altri video-haiku luminosi e folgoranti per Ferretti.
Connessi, tracciabili, asettici…..
5
Paolo Benvegnù – Pietre – Dir: Stefano Poggioni
Poggioni & C. interpretano in modo estremo gli spazi ideati da Paolo Desideri, esaltandone da una parte la qualità urbana, ma con un movimento opposto alle intenzioni funzionali del progetto, perfettamente inserito nella storia sociale della tecnologia, rilevano il contrasto insanabile tra umanesimo e tecnica con l’incorporazione del corpo Benvegnù, pietra tra le pietre. Ricerca impossibile di una physis aspra, accentuata da un colore desaturato verso il bianco e nero che scolpisce, letteralmente, la stessa figura del cantautore milanese. “Animale incompleto”, l’individuo perde le qualità personali e trova nel silenzio delle pietre una distanza raggelante dal pericolo delle utopie.
6
Stolen Apple – Renegade Sun (Brexit) – Dir: noWareArt
Quando il mondo diventa sempre più piccolo e angusto l’occhio può espandersi fino a trovare altre vie di fuga. Il video di “Renegade Sun (Brexit)” per gli Stolen Apple è un’esplorazione sensoriale tra realtà e memoria, realizzata con strumenti ottici non convenzionali, dispositivi per la fotografia scientifica, lacerti analogici strappati al tempo e Objet trouvè radicalmente trasformati. Intorno alle nostre case si trova un abisso nascosto. Immagine “found”, materiale “originale”, immagine scientifica, come occhio spalancato sull’infinitamente lontano-vicino che l’isolamento ha dischiuso. Un ibrido che ci racconta lo stato di passaggio che stiamo vivendo.
7
Sycamore Age – Castaways without a Storm – Dir: Erika Errante
Girato prima dell’esperienza di isolamento che tutti stiamo vivendo a causa della crisi epidemiologica, “Castaways without a storm” individua uno stato d’emergenza, individuale e collettivo, che dialoga con il nostro presente a più livelli. Con i mezzi della performing art e la mutazione a vista delle forme del movimento, la Errante rimane fedele al suo stile, riducendo al minimo l’ausilio dei VFX digitali e lavorando soprattutto sui corpi. Corpi rossi di sangue, o forse, ri-letti con le attuali suggestioni, infetti. Lo spazio privato viene improvvisamente minacciato e divelto da questa rivoluzione di zombies che emergono dall’acqua e sfondano la quarta parete dell’autorappresentazione privata.
8
Verner – Viaggiare da Solo – Dir: Verner e Silvia Biagioni
Questo invito al viaggio, si è intersecato con quello di Anna Bavicchi, viaggiatrice e filmmaker amatoriale, i cui super 8, realizzati a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70 durante una serie di viaggi in Afghanistan, Russia e Cina, sono conservati negli archivi di Home Movies – Archivio Nazionale del film di famiglia di Bologna. La Biagioni, montatrice e documentarista di base a Londra, ha orientato il lavoro di Verner consentendo l’incontro tra Anna e la sua musica, indicandoci nella sovrapposizione temporale uno sguardo che molto più di qualsiasi altra cosa, dal passato ci racconta la forza dei gesti ormai perduti nell’accelerazione globale conosciuta prima ancora che la giostra si fermasse.
9
Lanno – La Materia Oscura – Dir: Giuseppe Lanno
Tre singoli smaterializzati, ma allo stesso tempo veicolati da quella che lo stesso Giuseppe Lanno definisce come un’estensione del significato: il videoclip. Tre brani e tre video, pubblicati con cadenza puntuale, seguendo una strategia promozionale precisa. Autore di musica, autore di videoclip, i due ambiti si intersecano, contaminano la scrittura vicendevolmente, si estendono oltre i confini imposti dai formati e dai concetti. Nei video, “il filo conduttore è quello del rapporto tra il singolo e il molteplice. Una visione che richiede attenzione e pazienza.
10
Marco Parente – Nella Giungla – Dir: Marco Parente
Video di poesia quello di Marco Parente se si assume la definizione pasoliniana di una lingua percepibile, di un mezzo evidente e materico, di un insieme di segni tra sogno, memoria e concretezza oggettuale. Che in questo caso è il digitale con tutte le cicatrici del dispositivo ben visibili. Parente lo spiega in modo chiaro quando parla del lavoro svolto insieme a Calvisi nell’evitare l’uniformità della cornice. Oltre l’animazione GIF, dove già è presente la collisione tra pixel ed intervento manuale, c’è anche quella di uno spazio che cerca di ec-cedere i confini dell’inquadratura o del ritratto, se preferite. Anch’esso animato, muove l’interno verso l’esterno. E viceversa.