martedì, Dicembre 24, 2024

IAMX – Metanoia: l’intervista a Chris Corner

Chris Corner, già nei seminali Sneaker Pimps, porta avanti da ormai una dozzina di anni il suo progetto solista IAMX, mettendo in gioco se stesso e la sua concezione di musica elettronica fin dall’esordio Kiss + Swallow. Per questo suo sesto disco, Metanoia, la posta in gioco era ancora più grande: Chris ha infatti dovuto combattere con una grave depressione, durante la quale era addirittura arrivato a pensare di abbandonare la musica. Fortunatamente per noi ha cambiato idea, trovando proprio nell’attività artistica un ulteriore modo per combattere i demoni interiori. È questa storia, profondamente intima, ad essere raccontata in Metanoia, lavoro dall’indiscutibile e fortissima impronta personale. E se i toni sembano scurissimi, c’è una luce che emerge in fondo al tunnel come apparizione che arricchisce molti brani dell’album, tra cui il singolo di lancio dell’album, intitolato Happiness. Ora Chris è al lavoro con una nuova, impegnativa tournée e in vista della sua unica data italiana, quella di giovedì 19 novembre al Lo-Fi di Milano, lo abbiamo incontrato per farci raccontare direttamente da lui la storia di Metanoia.

IAMX – Oh Cruel Darkness Embrace Me – Video Ufficiale

Ciao Chris, benvenuto su Indie-Eye. Inizierei l’intervista parlando di Metanoia, il tuo nuovo album. Ho letto che il disco è il risultato di un periodo difficile per te, nel quale hai quasi deciso di smettere con la musica. Cos’è successo? E cosa ti ha portato invece a non fermarti?

Poco più di 2 anni fa sono passato attraverso un periodo difficile. Per semplificare una storia complicata, posso dire che dopo anni di stress ed eccessivo lavoro ho smesso di dormire. Il problema è iniziato come un jet-lag prolungato ma è continuato come insonnia cronica. Ogni giorno si è trasformato in una battaglia esistenziale e ho avuto paura per il mio futuro. All’apice del problema riuscivo a dormire un’ora a notte per circa cinque settimane. Avevo attacchi di panico così intensi che pensavo che non ne sarei più uscito vivo. Era ridicolo. Ho trovato aiuto e mi sono state diagnosticate depressione, ansia e insonnia cronica. Ci è voluto molto tempo per tornare a una sorta di normalità e a essere in grado di funzionare bene di nuovo. Nel mezzo di quella che ora chiamo “la mia svolta” pensavo che la mia musica fosse un innesco, che fosse la causa del mio subbuglio psicologico, che esponesse le mie emozioni e i problemi sul mondo che volevo seppellire e ai quali non volevo più pensare. Pensavo che mi stesse facendo del male. Ora vedo la realtà, che la mia musica mi nutre e mi purifica. Fa uscire la negatività e sblocca le riflessioni e la sofferenza che ti fanno marcire se restano dentro di te. Ho fatto molta terapia. Ho fatto piccoli passi verso lo scrivere e l’esibirmi. Uno show acustico, pochi show di basso profilo in club locali. Ho ascoltato la musica che amavo da bambino. Col tempo mi sono trovato a fare un nuovo disco e ad avere molto da dire, specialmente riguardo la mia malattia. È stato un momento importantissimo quando sono riuscito a finire il nuovo lavoro. Mi sono sentito liberato e sollevato pensando che potevo continuare a fare ciò che amo. È una rinascita. Ecco perché l’album si chiama Metanoia.

IAMX - Foto di Renee McMahon
IAMX – Foto di Renee McMahon

Ti sei anche spostato a Los Angeles per superare le tue difficoltà. Perché hai scelto proprio quella città? Per il sole, per la sua musica o per cos’altro?

Sono arrivato ad amare veramente Los Angeles. C’era un tempo in cui ci passavo attraverso, sfioravo la sua superficie e interagivo con molte droghe e con tanta gente terribile. Questo mi dava una visione molto ristretta della città. La odiavo. Sembrava superficiale, cinica, spietata. Ora ho completamente cambiato la mia opinione. La vedo come una genuina celebrazione dell’essere freak. Gli outsider lì sono riveriti. C’è un’atmosfera di potenziale illimitato. È stranamente simile a Berlino, nel senso che è un orfanotrofio artistico, un santuario per i disadattati di talento del mondo. Los Angeles è come Berlino con il sole e i soldi. Mi piace guardare la sua architettura, girovagare per le colline e inciampare in capolavori modernisti, guidare attraverso la città di notte con le palme piene di smog che oscillano nella brezza. Vivo in un film. E adesso ho amici veri. Ero molto solitario a Berlino. Per me è difficile connettermi con gli altri. La gente di Los Angeles è curiosa e lusinghiera, cose che aiutano a diminuire la mia ansia sociale.

E che ne è di Berlino? Pensi che tornerai in Europa prima o poi, oppure si tratta di un capitolo chiuso della tua vita?

Stare a Los Angeles mi dà un visione più ampia ed adulta della mia vita e del mio lavoro. Mi sento più maturo qui. Berlino era un parco giochi che mi ha dato spazio e confidenza per perseguire l’idea IAMX senza paura. In qualche modo mi ha reso auto indulgente, cosa di cui non mi pento, ma sono anche caduto dentro un buco nero. Mi sono trovato a fare musica sempre in pieno inverno. Mi sentivo totalmente solo nel mio lavoro, esaurito e timoroso del futuro. Così è iniziata una spirale depressiva. Penso che Berlino sia un capitolo chiuso per me. Sono sempre stato uno zingaro. È nel mio sangue. Muoversi e viaggiare e cercare nuove esperienze fa parte di me.

Tutti questi cambiamenti nella tua vita hanno portato anche a cambiamenti nel modo in cui crei la tua musica?

Inevitabilmente passare attraverso una trasformazione così profonda ha cambiato il modo in cui lavoro. O almeno il modo in cui guardo al mio lavoro. Ho rimosso qualche strato. Essere più purista ed elettronico nel suono del nuovo disco è stato un modo per tornare all’essenza di IAMX. Un uomo, una stanza, un computer. È così che iniziò e allora c’era bellezza e facilità nel lavorare così. Dopo essere stato male è diventato l’unico modo in cui potevo davvero tornare a fare musica. Ho cercato di mantenere il mio lavoro, semplificandolo e togliendo lo stress, senza ricorrere a registrazioni complicate o collaborazioni stancanti. Essenzialmente quando faccio un disco io sono il ragazzo socialmente ansioso, malinconico e incazzato che nella sua cameretta produce musica elettronica strana, auto indulgente ed emotiva.

Il primo singolo tratto da Metanoia ad uscire era Happiness. Perché hai scelto quella canzone?

Happiness è stata l’ultima canzone a essere registrata. L’album era quasi del tutto completo ma sentivo che mancava qualcosa di fondamentale. È ironico che le ultime riflessioni dell’album siano poi diventate il primo singolo. Uno dei sintomi della depressione è la dipendenza dalle riflessioni, il circolo vizioso del pensiero negativo che ci toglie energie e desideri. È proprio la nostra ossessione nel cercare una soluzione all’infelicità a renderci infelici. In questo caso, la mia ossessione per la corruzione e l’ipocrisia nel mondo è un tema ricorrente che per me è difficile abbandonare. Scriverne diventa parte della mia terapia. Tutto il songwriting è terapia, questo è solo un po’ più specifico. Happiness descrive un periodo della mia vita in cui non riuscivo a lasciarmi andare, quando mi isolavo a Berlino e cadevo in un buco nero da cui ho impiegato due anni per uscire.

IAMX - Foto di Renee McMahon
IAMX – Foto di Renee McMahon

Gary Numan ha fatto un remix del brano. Come sei entrato in contatto con lui? E che ne pensi del risultato del suo lavoro?

Gary era un fan degli IAMX e ho finalmente avuto la possibilità di connettermi con lui a Los Angeles perché anche lui vive lì. Era un mio idolo quando ero bambino. Siamo diventati amici e ho fatto un video musicale per lui. Gli ho chiesto di lavorare su Happiness e amo il risultato. Minimal e cool, ma comunque in grado di esporre l’emozione della canzone in modo meraviglioso.

Mi piace il lavoro che hai fatto sulla voce in quella canzone: è forte ma in qualche modo riesce a esprimere tutte le incertezze delle nostre vite. Come lavori sulla tua voce per essere così espressivo?

Ho cercato di rilassarmi di più con questo disco, di trasportare le emozioni con delicatezza. La malattia mi ha insegnato a rallentare e a fare passi indietro, a proteggermi dallo stress e penso che questo venga dimostrato dal modo in cui canto. Penso anche che i testi più semplici mi portino a performare in un modo diverso, a essere più intimo ma sicuro. L’intero disco è stato fatto in questo modo. Andare in tour per molti anni ha anche aggiunto un po’ più di esperienza al mio tono di voce, fare errori ripetuti sul palco, mi ha aiutato in questo processo.

Il mio pezzo preferito sul disco è The Background Noise, sia per il testo che per le soluzioni sonore. Puoi raccontarci qualcosa sulla creazione di quel brano?

Ho uno zio a cui sono molto vicino e ho guardato la sua vita recentemente. Si è diviso dalla moglie e dal figlio, ha perso il suo lavoro, beve troppo. È sempre in cerca di qualcosa. Ho immaginato la storia di un uomo perfetto con la sua vita perfetta, la sua grande casa, la sua macchina e di come mio zio fosse quell’uomo. Noi ci inganniamo credendo che questo tipo di cose nella società moderna possa renderci completi. Poi ci chiediamo perché non ci sentiamo bene. Noi sappiamo che la risposta non è nei trofei che guadagniamo, che viene da dentro di noi ma ne abbiamo paura. Non sappiamo come accedere alla nostra forza interiore. Volevo che il suono fosse semplice e che supportasse il testo, che offrisse molto spazio. Quindi una semplice linea di basso analogica e alcuni arpeggi. Poi ho costruito l’intensità lentamente e in modo da creare disagio.

IAMX – Happiness – video ufficiale

Cosa pensi dell’evoluzione della musica elettronica negli ultimi anni? Ti piace la moderna EDM? E cosa pensi delle contaminazioni con il rock fatte da band come i Muse, per esempio? Secondo me hanno preso in prestito qualche soluzione sonora dal tuo lavoro e da quello di altri artisti che si sono mossi in direzioni simili qualche anno fa…

Mi piace tutto ciò che è buono, non mi interesso del genere. Gran parte della musica là fuori non mi smuove e comunque raramente ascolto musica. Può sembrare cinico ma la moderna cultura consumistica è solo veleno per me. Ed è ovunque, in ogni negozio, in ogni bagno, in ogni sala d’hotel. Mi piace la musica elettronica ma non mi piace la spazzatura. I Muse per me non sono nulla, sono solo un altro progetto commerciale super-promosso che non dice nulla. Sono musica per le masse. Mi piace l’arte che trasmette profondità e la realtà dell’esistenza umana. Questo mi emoziona. La musica commerciale saccheggia idea quasi sempre dal mondo indipendente. È così che va e ho imparato a non preoccuparmene. Sono molto felice nella mia nicchia, mentre faccio musica per un pubblico selezionato.

Cosa dobbiamo aspettarci dal concerto Milanese?

Sesso, sudore, lacrime, beats e un sovraccarico visivo.

Progetti per il futuro?

Fare più musica, un film e costruire una casa.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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