Auditorium Flog pienissimo, con il pubblico schiacciato a bordo palco, senza transenne. La scena ancora vuota, ma la sensazione è quella di un imminente show visivo e anche molto fisico, a giudicare dall’attesa elettrica e densa che si respira nell’aria.
Il primo pezzo del concerto è “Cazzate”, eseguito tra l’intermittenza compulsiva dei led e il beat profondissimo della bassline. Due batteristi e Cosmo ad officiare una celebrazione house. Si balla si canta e si suda ad un suo concerto, come in quella “discoteca labirinto” vagheggiata dai Subsonica, mentre corpo e stomaco vibrano per l’esplosione dei bassi potentissimi.
L’atmosfera è carica sin dall’inizio e quando Cosmo attacca con “Regata 70” la discoteca umana del Flog si scioglie in un momento romantico, un canto all’unisono, con quell’emotività tangibile. Sembra di essere davvero “a metà degli anni 80”, forse più nella seconda, in quella compagine house d’oltre manica ma con toni decisamente più nostrani e addolciti, tra discoteca riminese e l’Hacienda di Tony Wilson.
Il live prosegue con pezzi come “Impossibile”, “Dicembre” , “Ho visto un Dio” (bellissima in versione live), “L’altro mondo” , eseguiti uno di seguito all’altro come in un enorme dj set live, dove timpani, sequencer e pad tenevano su tutta quanta l’esibizione e dove a momenti di tensione ritmica seguivano attimi di stasi fatti di tastiere più libere, proprio come in un qualsiasi pezzo house che tutti bene o male abbiamo ballato o sentito.
Cosmo è in perenne tensione positiva, vicinissimo ai fan e non si ferma mai un momento. Riesce a trasmettere il crescendo dello show, coinvolgendo una platea molto affollata. Sentire i suoi pezzi live fa un diverso effetto rispetto ad altri concerti che mettono al centro l’elettronica, perché si guarda e si ascolta, e la presenza dell’artista riesce a trasmettere il crescendo dello show, coinvolgendo una platea affollatissima; si condivide quindi un’esperienza visiva importante, il pubblico si diverte moltissimo e si esalta. È anche per questo che Cosmo riscuote un così grande successo.
L’ibrido efficace che Cosmo riesce a ricreare è una via di mezzo tra concerto rock, dove si balla e si poga, e club all’italiana, dove si seguono fisicamente i beat elettronici e ci si lascia trasportare dalle luci lampeggianti, le strobo e i flash colorati.
Cosmo ovviamente, spinto anche da un pubblico fedelissimo a innamorato, non si trattiene, e durante “Le voci”, si butta in mezzo alla folla, in un classico bagno d’amore e sudore. L’apice arriva con “L’ultima festa” dove Cosmo chiede a viva voce di coinvolgere “circa 20 persone, magari di sesso femminile” per partecipare con lui sul palco. A una richiesta del genere le prime file salgono e occupano tutto il palco, più di 50 persone si ritrovano a condividere la danza mentre Cosmo canta, e uno dei batteristi, agitatissimo, cerca di allontanare la folla per salvare la sua strumentazione. Una specie di delirante crowd surfing al contrario, non c’è un solo centimetro libero; chi scrive rischia di perdere borsa, telefono e tutto quello che ho a portata di mano.
Finito il pezzo Cosmo e security invitano il pubblico a ritornare al suo posto, mentre un solo fortunato rimane a ballare a fianco dell’artista con il privilegio di togliergli la maglietta!
Non può non venire in mente una scena del film girato da Michael Winterbottom nel 2002. In 24 Hours Party People, a un certo punto un ragazzo sotto l’effetto di droghe sale sul palco durante un concerto degli Happy Mondays e si mette a ballare in maniera delirante (quel ragazzo sarebbe diventato poi il “ballerino ufficiale” del gruppo). Ovviamente l’atmosfera all’auditorium Flog è diversa, italianizzata e addolcita, ma l’iconografia che creatasi ha molto in comune con quella britannica.
A chiudere il grande show di Cosmo il tocco discotecaro e kitsch non può mancare: su “Disordine” un cannone gigantesco inizia a sparare coriandoli sul pubblico mentre tutti cantano come pazzi e si lanciano a prendere i coriandoli, come per toccare con mano quell’esplosione di colore. Prima di introdurre l’ultimo pezzo, “Lunedì di festa”, Cosmo incita il pubblico ormai orientato verso la discoteca dance anni 90: “Facciamo un gioco, l’ha fatto anche Gigi D’Agostino…” nemmeno il tempo di finire la frase che i fan iniziano a cantare “L’amour toujours” con cori da stadio e il concerto si chiude con tutta la folla che saltae si dimena sulle note tiratissime di “Lunedì di festa”.
Se volete ballare e divertirvi, vedere uno show e sentire della musica house all’italiana fatta bene, andate ad un concerto di Cosmo. È un’esperienza molto particolare, un pop intelligente, fatto di dinamica e spettacolo nel vero senso del termine e che sopratutto non si vede tanto spesso nel circuito indipendente italiano.