In occasione della data romana al Quirinetta di Roma abbiamo intervistato Lou Rhodes. Per chi non lo ricordasse, la Rhodes ha condiviso con Andy Barlow il progetto Lamb sin dal lontano 1996, per poi fermarsi nel 2004 e riprendere l’attività dopo un consistente iato nel 2009. I Lamb, mancuniani di origine, portarono con il loro particolarissimo suono, una ventata di novità in quel tipo di musica evolutasi a Bristol. Più vicini alla drum and bass che al trip-hop, hanno prodotto almeno due album essenziali tra il 96 e il 99, entrambi pubblicati su Fontana Records.
Oltre all’attività condivisa con Barlow, Lou Rhodes ha intrapreso la carriera solista pubblicando nel 2006 l’album “Beloved One’”, nel 2007 “Bloom” e nel 2010 “One Good Thing”. È proprio a partire dal 2006 che la Rhodes fonda l’etichetta Infinite Bloom per veicolare la sua musica, seguendo le tracce della madre, interprete folk. Ed è la musica di Nick Drake e di Richard Thompson in qualche modo a ispirare il suo songwriting, anche se le reminiscenze del periodo Lamb di tanto in tanto si fanno sentire.
Il suo ultimo lavoro, “Theyesandeye”, abbandona del tutto le tentazioni elettroniche del passsato per fluttuare completamente all’interno di un universo onirico, fatto di folk psichedelico, in linea con le esperienze di Beth Gibbons con Rustin Man, ma anche con alcuni episodi della carriera di Tina Dico, dove la riscoperta delle radici più intime e profonde dell’artista si mescolano a una forma cantautorale che narra di natura, amore, magia e vibrazioni positive, celando tra visioni open air e panteiste anche una velata anima metropolitana. Come si diceva, oltre al folk rivisto da Nick Drake, si sente l’influenza di Carole King di Tapestry e quella della musica scritta da Paul Giovanni per Wicker Man, sopratutto nel connubio tra folklore, natura e un senso metafisico non riconciliato.
Parliamo del titolo del tuo ultimo album: “Theyesandeye”. Come nasce e quali significati nasconde?
“Theyesandeye” è una sorta di gioco di parole. Stavo guardando su internet alcune opere d’arte e c’era un dipinto intitolato: “The eyes they see”. Mi piaceva il feeling che c’era tra le parole. Così ho pensato che sarebbe stato perfetto per l’album il titolo “theyesandeye”, che per me stava a significare: “avere una visione positiva della vita”. I miei occhi hanno visto questo titolo come una fotografia perfetta dell’album.
La tua musica sembra spesso conciliare al suo interno visioni oniriche e senza tempo. Non è vero? Come mai traspaiono questi aspetti nel tuo sound?
Non so davvero da dove prenda vita la mia musica. Le mie canzoni accadono, semplicemente. Sono soprattutto espressione del mio cuore. Molti dei miei brani sono canzoni d’amore. Altre parlano del pianeta, secondo una prospettiva politica, cerco di raccontare cosa accade nel nostro mondo. Il sound di questo ultimo album è sicuramente “senza tempo”, ma è anche un po’ psichedelico. Abbiamo registrato in uno studio con molti apparecchi di registrazione sonora. È stata davvero una grande avventura e, in un certo senso, nel realizzare la musica c’è stato un grande senso dello spazio e abbiamo generato alcune visioni senza tempo.
Il sound di questo album rispetto agli altri sembra conservare la tua anima folk, ma secondo me ha anche una prospettiva leggermente più metropolitana. È così?
Davvero?
Lou Rhodes “the beautiful Sea Organ” – 6 Music Live Room (BBC)
Sì, ci ho trovato una sorta di prospettiva metropolitana nascosta.
Forse hai ragione. Io vivo in campagna e adoro stare a contatto con la natura, ma adesso sono a Roma, amo anche le grandi città. Credo che la cosa più bella nella vita sia quella di cogliere tutti gli aspetti che nasconde, sia del mondo naturale che di quello urbano. Sicuramente questo album contiene aspetti e caratteristiche che provengono da entrambi gli ambienti.
C’è appunto poi il tema naturale che rivive spesso nel disco già a partire dal brano “All The Birds”. In che modo si fonde agli altri significati dell’album?
La natura è il grande tema di questo album. È un tema ricorrente, già a partire dall’ascolto del brano che lo apre. È una canzone che parla di come sia necessario prendersi cura del pianeta.
Un altro aspetto che sembra permeare il disco è quello “magico”. Penso a Full Moon, Magic Ride e Circle Song. Cosa c’è di magico in questo album e nella tua vita?
Assolutamente! È un aspetto importante del disco. Credo che nella vita la magia possa verificarsi e credo che le persone a volte ci si avvicinino. Quando si richiama alla mente qualcosa di magico non bisogna preoccuparsi. Per me è molto importante, sono aperta a questo. Per me la magia rappresenta tutte quelle cose che non si possono davvero quantificare o spiegare, in quel caso devo cambiare il mio cuore, il mio amore, perché proceda in questa direzione. “Circle Song”, per esempio, parla della direzione da intraprendere, che potremmo chiamare magica o meno.
La tua visione personale della vita, quella anche un po’ intima, è molto evidente nei testi dei tuoi brani. Quale parte di te hai voluto mettere in questo disco?
Tutti gli aspetti che mi rappresentano. Ci sono le cose che accadono in un determinato momento e tutte quelle che partono dal mio cuore: l’amore romantico, il pianeta, i significati positivi. Quando lavoro sono motivata dal mio animo, dal mio cuore attraverso tutte le sue manifestazioni.
C’è un’anima dei Lamb che involontariamente, o volontariamente, mantieni salda anche nei tuoi lavori da solista?
I Lamb sono parte della mia vita e della mia storia. I miei lavori da solista hanno una genesi più diretta e naturale. Sono frutto, in molti modi, di un processo più semplice perché posso scrivere quello che mi piace quando mi piace. Alla fine credo che in entrambi i casi, sopratutto quando si lavora in studio, la tecnologia abbia comunque un ruolo dominante.
Progetti futuri, da sola o con i Lamb?
Porterò il mio progetto solista in tour. Tornerò in Italia nel mese di gennaio, nel Nord Italia, a Milano e Trieste. Il prossimo anno è il 21 ° anniversario dei Lamb, quindi stiamo progettando qualcosa di speciale che uscirà nel corso dell’anno.
Ultima domanda. Come vedi, oggi, il ruolo delle donne nel mondo e nella musica?
Il ruolo della donna è molto importante sia nel mondo della musica che in generale, per esempio in politica. Credo che gli uomini e le donne debbano lavorare insieme, cooperare, per salvare il pianeta. Credo inoltre che sia necessario metterli sullo stesso piano e valutare il loro operato e la loro persona in modo equo, senza distinzioni di genere.