Chi si ricorda del Granducato Hardcore? Fu una delle scene più rappresentative e floride del Punk nazionale che racchiudeva al suo interno diverse bands provenienti dalla Toscana (Pisa, Livorno, Firenze). Gli Stella Maris Music Conspiracy vengono da lì, essendo tutti ex membri di Lanciafiamme, The Ravings, Mumblers, Funhouse e Lip Colour Revolution.
Il nome del gruppo è tratto da un personaggio di The Illuminatus!, trilogia degli anni 70 di Robert Shea e Robert Wilson basato su teorie di cospirazione e fantapolitica; d’altronde la stessa band si propone di sintetizzare la propria proposta attraverso parole come protesta, rivolta e nuovo Disordine mondiale (rigorosamente scritto in maiuscolo). Non solo musica quindi, anche a guardare il bellissimo packaging con cui si presenta il loro Operation Mindfuck, nel cui booklet interno troviamo un fumetto di 10 pagine scritto dal batterista Hagbard Celine.
Si diceva dell’Hardcore: è quella, indiscutibilmente, la matrice dalla quale si sviluppa il sound dei SMMC: l’Early HC Californiano degli anni 80, esplosioni incendiarie che rimandano ad Adolescents, Circle Jerks, Fear ecc…
Le varie Lobotomy, Mongoloids From Outer Space, Primitive, Don’t Tell Me Why rimettono in gioco la furia del Punk nel momento stesso in cui si stava incarognendo ulteriormente evolvendosi in una forma ancora più aggressiva. C’è anche un’altra influenza però che contamina il sound dei toscani: il Proto Punk Detroitiano sull’asse Stooges/MC5 (e sui validissimi epigoni Australiani Radio Birdman) mischia le carte in tavola, aggiungendo imprevedibilità ed una connotazione ancora più Rock’n’Roll, avvertibile soprattutto nella seconda parte del lavoro (la notturna e dai tratti post-punk A Fake Life, l’ottima Here Come The Boo, la tossica e caotica This Forbidden Law).
Un album intenso, caldo e melodico ma allo stesso tempo aggressivo e deragliante, suonato da gente che non deve sicuramente dimostrare nulla a nessuno.