domenica, Novembre 24, 2024

I’m Not A Blonde (But I’d Love To Be Blondie) – EP01 e EP02: la recensione

Decisamente accattivante la proposta di I’m Not A Blonde (But I’d Love To Be Blondie), un duo tutto al femminile composto da Chiara “Oakland” Castello e Camilla Matley. Ammantate interamente dal nostalgico richiamo electro-pop con venature post new wave, le due polistrumentiste milanesi si sono prodigate in una proposta a scaglioni che risulta sui generis a partire dalla modalità di uscita.  Tre EP contenenti tre brani ciascuno a distanza trimestrale, ecco la modalità che Chiara e Camilla hanno prediletto per la presentazione al pubblico.

Dopo la pubblicazione nel 2014 di EP01, febbraio saluta il secondo capitolo della saga, EP02, cui seguirà la degna conclusione con l’epilogo di EP03. Limitandoci a parlare per ragioni squisitamente cronologiche dei primi due capitoli della trilogia, si potrebbe dire senza molti dubbi che la ricerca sonora di Chiara e Camilla sia frutto di un lungo tirocinio svolto fra le mura del pop elettronico declinato al femminile; dall’esempio della divina Rosin Murphy solista risalendo a ritroso i suoi esordi con i Moloko fino alla sobrietà dei Tune-Yards.

Ironiche e disinvolte, Chiara e Camilla dimostrano di possedere un gusto particolare e più che gradevole, in grado di contaminare le basi lineari di una spoglia elettronica alla Kraftwerk con l’azzardo danzereccio contemporaneo frutto di un certosino lavoro sui synth. Se Bad Buke Good Gaze rifulge di qualche sentore vagamente albionico,  Peter Parker suona sofisticato al limite del frigido, completamente racchiuso e circoscritto nella eco dei giochi vocali e la paranoia dei bassi.

E spostandoci sul secondo paragrafo del capitolo I’m Not A Blonde, le sorprese non mancano. in EP02 è Tudis ha distinguersi nella sua struttura lineare di un pop pulito e ben articolato fra sequenze vocali e basi melodiche  orecchiabili sì, ma fresche e incisive. In attesa di quello che può rivelare EP03, l’esordio delle  I’m Not A Blonde resta un prezioso spunto da monitorare per i mesi a venire.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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