Ispirato al quasi omonimo film del cineasta polacco Andrzej Żuławski “Na Srebrnym Globie” (On the Silver Globe), opera maledetta della metà dei settanta, censurata dal regime comunista, il sesto lavoro della folksinger Jane Weaver segna un deciso cambio di direzione verso atmosfere sospese tra psichedelia e space rock, un vero e proprio viaggio interstellare Hawkwindiano ma confezionato con un approccio pop degno della Laetitia Sadier più comunicativa; superati i primi quaranta secondi della title track, un’intro visionaria e strumentale che ci introduce già da subito nei suoni immaginifici e dilatati dell’album, si comprendono le intenzioni della Weaver nel creare uno psych-pop dal motorik pulsante e ossessivo; uno sfondo ritmico che contrasta con la voce eterea e cristallina di Jane, elemento centrale di tutto il lavoro.
Se alcuni accenni del nuovo corso erano già percepibili nell’uscita del 2010 intitolata “The Fallen By Watch Bird”, il nuovo album è decisamente compatto nel perseguire quella linea accennata. Rimane comunque l’attitudine folk delle origini ma più orientata alla descrizione visionaria, i riferimenti più chiari sono quelli di Linda Perhacs (Arrows) o di certo pop elettronico e francofono (Don’t take my soul) con il tentativo di spezzare gli argini del brano nella direzione impro di Julia Holter (Cells) ma senza strafare e sopratutto senza perdere il centro di un album sostenzialmente “pop” nella migliore accezione del termine, basta pensare a tracce come The Electric Mountain e Mission Desire, sofisticati dispositivi sonici, concepiti per appiccicarsi al lobo temporale.
Divertente e visionario, The Silver Globe è una bizzarra intersezione tra pop psichedelico e affabulazione fantascientifica, altro che Christopher Nolan.