Julia Kent: sussulti dell’anima
La musica di Julia Kent è un invito al viaggio. Il senso è quello indicato da un film dello stesso titolo, diretto dal compianto Peter Del Monte nei primi anni ottanta: mutazione tra interno ed esterno. Il suo violoncello restituisce per risonanza tutte quelle vibrazioni che si muovono tra l’ambiente e lo spirito. Non ha importanza se il cuore che emerge dalla terra assuma talvolta il colore della lava più nera, perché nella ricerca sonora della musicista canadese si può passare dall’isolamento e dalle tenebre per conoscere la complessità di quelle energie che attraversano il pianeta.
Dallo strumento riesce a strappare modalità inconsuete rispetto alla tradizione, creando un dialogo tra elementi analogici e incursioni elettroniche, tanto da superare le delimitazioni dei generi, con l’invenzione di una scrittura sinergica e sincretica, che naturalmente passa da uno stato a l’altro.
Se l’impegno della Kent si è concretamente palesato all’interno di iniziative legate alla salvaguardia del pianeta, l’impatto politico della sua musica ha sempre la qualità del sussulto, perché interroga una posizione interiore rispetto alla morfologia del disastro. La distruzione diventa allora parte della sua stessa musica: ci smuove, provoca reazioni, si tuffa pienamente nel gioco della transitorietà, trasformando l’orrore in un’avventura possibile.
Rispetto alle modalità che il vivere collettivo interpreta, nella divisione manichea e faziosa dei buoni e dei cattivi, dei nostri e degli altri, l’arte senza compromessi di Julia guarda in faccia il mostruoso senza paure e ci racconta altri equilibri dell’esistenza.
Julia Kent dal vivo al National Sawdust, 7 marzo 2019
Tradizione in Movimento: Julia Kent in Sala Vanni, a Firenze, nel calendario del Musicus Concentus
Tradizione in movimento, il titolo della nota rassegna di concerti proposta ogni anno dal Musicus Concentus si rivela del tutto appropriato per l’artista di Vancouver. Viene in mente un’altra figura aliena e fuori dall’ordinario come Jocelyn Montgomery, nel rapporto di continua trasformazione tra ciò che si intende legato alla tradizione e le possibilità di innestare in quelle radici altre prospettive. La voce della Kent non è meno presente, anche se affidata completamente alla dimensione strumentale.
Rigorosamente scalza sul palco, ha una relazione fisica e organica con lo strumento. In termini performativi trasmette quella spinta erotica che ha caratterizzato un limine femminile specifico, da Laurie Anderson a Diamanda Galas, da Julia Tippett alla prima Tori Amos.
Ciò che accumuna queste artiste straordinarie è l’intensità e la capacità di forzare i limiti dello strumento a cui si affidano.
Per la Kent il corpo è un mezzo d’espressione e un tramite. Mani e piedi impegnati in un dialogo incessante tra le possibilità del controller midi e le corde del violoncello, sfiorate o violentemente percosse.
Quello che si può intuire dall’ascolto dei suoi dischi, dal vivo esplode su più dimensioni, perché dal visivo all’aurale l’energia colpisce dritta e forte il suo pubblico.
La relazione intima che stabilisce con chi ha il privilegio di ascoltarla passa attraverso un patto di fiducia rinnovato: Julia Kent non inganna gli ascoltatori, non li lusinga, perché riesce a metterli davanti alla proprie contraddizioni interiori, riuscendo ad aprire un varco di luce accecante tra i recessi più neri dell’anima.
In Sala Vanni Julia Kent sarà ospite il 25 Febbraio, con il suo violoncello e la tessitura complessa, ma vivissima, di loop e stratificazioni sonore.
Tutte le informazioni nella scheda dell’evento in calce all’articolo
Julia Kent, approfondimenti
- Il podcast audio con Julia Kent, registrato durante la promozione di Delay, il suo primo album solista
- La recensione di Character a cura di Giuseppe Zevolli
- La recensione di Asperities a cura di Michele Faggi
- La recensione di Parallel 41 il progetto condiviso con Barbara De Dominicis. A cura di Alessio Bosco
- Temporal, il suo ultimo album pubblicato nel 2019, su Spotify
Julia Kent a Firenze, la scheda dell’evento
Julia Kent – live @ Tradizione in Movimento, Musicus Concentus – Firenze 25 Febbraio 2022
Venue: Sala Vanni (Firenze) Piazza del Carmine 14
Inizio Concerto: 21:15
Ingresso: 13 EURO + DP ( www.musicusconcentus.com)
Alla cassa: 20 EURO intero (se disponibili) 16 EURO per gli under 25 (se disponibili)
Julia Kent è nata a Vancouver ma basata a New York, dopo esperienze importanti e formative in band come Rasputina e Antony and the Johnsons, negli ultimi anni ha intensificato l’attività solista arrivando a realizzare ben quattro album ed un EP. A gennaio 2019 è uscito “Temporal”, quinto disco solista e secondo sull’etichetta inglese Leaf (dopo il teso e dissonante “Asperities”). La musica di Julia Kent è stata utilizzata nelle colonne sonore di diversi film (un suo brano figura in “This must be the place” di Paolo Sorrentino) e come accompagnamento di performance teatrali e di danza (Ballet Manheim e Balletto Civile); ha suonato in Europa e Nord America, esibendosi durante festival come il Primavera Sound a Barcellona, il Donau Festival in Austria e l’Unsound Festival a New York. Degna di nota è senza dubbio “The End of the World“, opera multimediale firmata dal pianista ucraino Lubomyr Melnyk (già ospite della Sala Vanni nel 2016), dalla stessa Julia Kent e dal collettivo torinese Spime.Im: uno spettacolo immersivo, realizzato nell’ambito del Festival Tones on the Stones, per sensibilizzare il pubblico sull’emergenza ambientale. Del 2021 la colonna sonora composta per “Stories From The Sea”, docu-film di Jola Wieczorek presentato alla Viennale (Vienna) che narra una storia legata al nostro Mediterraneo e che, qualche settimana fa, le ha valso il premio come “Miglior musica in un film documentario” al Filmfestival Max Ophüls Preis di Saarbrücken (Germania). (fonte, Ufficio Stampa Lorenzo Migno)