domenica, Novembre 24, 2024

Julie’s Haircut: la suite infinita di Ashram Equinox

Sono anni ormai che i Julie’s Haircut fanno dei propri album delle escursioni meditative all’insegna dell’abbandono emotivo. John Lennon aveva sintetizzato il trasporto alla meditazione nel mantra sanscrito “Jai guru deva om”, inserito poi nel ritornello di Across The Universe. Per i Julie’s Haircut il processo affonda più o meno nel 2006, ai tempi di After Dark, My Sweet, quando il bollore post rock di Satan Eats Seitan chiudeva definitivamente l’epoca del power pop di Sumo Power (Stars Never Looked So Bright, 2002).

Il 2013 volge alla chiusura lungo il tappeto sonoro di Ashram Equinox, accompagnato dalle otto tracce che espellono ogni residuo di voce dell’album. Un lavoro completamente strumentale, i cui pezzi si innestano gli uni sugli altri creando quel continuum sonoro proprio di un concept. Suoni dilatati, come dilatato è il minutaggio dei singoli pezzi, naturalmente predisposti ad accogliere le atmosfere eremitiche alla Tarazed o i miraggi aurorali alla Equinox. Suite che variano dalla folata spaziale di Ashram al contrappunto elettronico di Johin. Pur non abbandonando la tendenza alla psichedelica post rock, i Julie’s sembrano aver deposto l’inquietudine con cui avevano nutrito Our Secret Ceremony, lasciando solo a Taotie il compito di baluardo della vecchia guardia.

Una miscela certamente elettronica ma anche con sapori lounge, techno fino al jazz; un magma unico che appare cupo e cavernoso anche nella sua versione più ecologica e disposta alla contaminazione naturale. Ashram Equinox sembrerebbe a prima vista una chiusura netta col passato, un punto a capo che trova perfino nella scelta dell’artwork una decisa presa di posizione. Eppure il dna Julie’s rimane; nei titoli vagheggianti frutto di chissà quale elucubrazione, nel costante sincretismo fra passione krautrock e maniacale cura dei suoni. Ashram Equinox s’impone, se non immediatamente nel prossimo futuro, come l’album più azzardato della formazione emiliana.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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