Una benedizione così precoce come quella ricevuta dai Just Mustard nell’estate del 2019 non capita frequentemente. Intercettati da Robert Smith subito dopo l’uscita di Wednesday, il primo album della band irlandese pubblicato per una minuscola etichetta di Dundalk, la Pizza Pizza records, vengono invitati per il set d’apertura ai The Cure nel concerto dell’otto giugno al Malahide Castle, insieme ai Twilight Sad e ad una band seminale come i Ride.
Just Mustard – Pigs – video diretto da Katie Ball & David Noonan
Wednesday aveva appena ottenuto la nomination al Choice Music Prize, ma non era uscito dai confini britannici, nonostante l’ottima accoglienza critica.
Trainato dal drumming in primo piano di Shane Maguire, memore dell’incedere tra forza e narcolessia di Todd Trainer, il suono del quintetto è un intreccio elettrico di precisione e caos, controllo e forma libera. Più industrial che shoegaze, nonostante il primo episodio della loro discografia indugi ancora sulla lezione di Kevin Shields, già si delineano i confini di un minimalismo noise, basato sulla ripetizione, la frammentazione, l’uso stratificato dei loop e una ritmica verbale vicina per certi versi ad alcune intuizioni trip-hop, disossate dai groove riconoscibili e indirizzabili alla cultura black.
Nell’apparente semplicità eterea impostata dalla voce di Katie Ball, l’intreccio chitarristico di David Noonan e Mete Kalyoncuoglu apre altre strade, dilatando le suggestioni visionarie delle liriche, mentre il basso di Rob Clarke crea ambiente e profondità. Nonostante l’elettronica sia assente dal suono dei Just Mustard, la strategia compositiva è molto vicina a quel mondo fatto di samples, patterns e frammenti combinatori. Cambia il processo, totalmente elettrico, muta anche il lessico, dirottato altrove, verso i paesaggi post-industriali e allo stesso tempo onirici, di una realtà aumentata costituita da detriti.
Quando incideranno Frank, per il 12 pollici successivo alla pubblicazione di Wednesday, si aggiungerà un tassello alla loro poetica sonora, che giocosamente definiranno “trip-trap“. Un ribaltamento radicale del linguaggio dominante, dove la ripetizione si sposta dalla superficie al subcosciente, rivelando la possibilità di andare oltre la cosa vista, oltre la struttura conclusa dello stesso brano:
I watch TV to fall asleep and
I can fly in my dreams and
Im content with what I see in
Myself I try believe
Just Mustard – Frank
Il video di Frank viene diretto da Tim Shearwood, come la band residente a Dundalk, utilizzando tecniche stop-motion in un ambiente reale, dove la mobilia viene assemblata dalla stessa band. 1,000 foto alla fine delle sessioni di ripresa che contribuiscono a creare un immaginario riflesso sulla nozione di tempo e sul concetto di tempo del sogno. Dimensione che si radicalizzerà nell’inversione tra reale e virtuale esperita durante gli anni della pandemia, spartiacque creativo anche per i Just Mustard.
Seven è l’ultimo singolo pubblicato da Pizza Pizza Records ed è ancora dall’altra parte del mondo prima della crisi epidemiologica. Accompagnato da un video diretto da Graham Patterson con la collaborazione degli stessi David Noonan e Katie Ball, radicalizza il processo compositivo già avviato con la pubblicazione precedente, introducendo una nuova coesione sonora che troverà piena espressione nel recente Heart Under. Mentre la voce tende a disegnare un medioriente mai visto, nel viaggio attorno alla propria stanza, i suoni puntano a descrivere un abisso psichico dove non si intravede il fondo, se non per l’anelito verso una realtà extrasensibile non riconciliata con la rivelazione: Bless me, theres a ghost again / In the shed / I cant see, this make believe / Does my head in / Bless me, theres a god again / In my head / Do my head in.
Kalyoncuoglu e Noonan sembrano ormai riferirsi all’ultimo Hans Zimmer e ai suoi mostri cinematici fatti di tecnologia e orchestra, ma anche agli episodi più cupi e sotterranei di Jóhann Jóhannsson. Lasciano indietro la retorica wave, i Modern English di The Token Man, e rendono omaggio a modo loro al Lynch di Lost Highway, con uno strano video che mette insieme suggestioni surrealiste, pittura su pellicola, optical art e grattage
Just Mustard – Seven
L’attenzione fuori dal contesto irlandese comincia ad acuirsi. Non solo il tour con i conterranei Fontaines DC, band con un culto già solido anche se decisamente più normativa e meno coraggiosa, ma anche la prima ospitata a KEPX, la spinta che BBC1 offre a Frank, la partecipazione al Primavera sound e l’inclusione nella classifica stilata da NME sui 12 migliori live dell’anno. Il risultato è un contratto con la Beggars Group, di cui Partisan Records è parte, stipulato nel 2019 e che li condurrà alla pubblicazione del loro secondo album, ritardata dal dilagare del Covid-19.
Just Mustard – Seed – Live in Dreams
Oltre che dal “live in dreams“, pubblicato sul loro canale youtube, alcuni brani di Heart Under vengono anticipati da un visualizer ufficiale e da due videoclip ufficiali.
L’identità visuale della band diventa più coerente e meno artigianale rispetto al passato, affidandosi allo sguardo di alcuni videomaker di talento, ma allo stesso tempo definendo in modo preciso confini creativi che promanano dalla loro stessa musica. Basta pensare che tutti i primi video di Just Mustard, da Pigs, passando per Tainted, fino a Frank e Seven, sono diretti con la collaborazione della stessa band e spesso montati dalla stessa Katie Ball, confermando un controllo capillare sull’immagine complessiva del loro lavoro.
Sul video di Still diretto da Balan Evans, secondo anticipo di Heart Under, abbiamo parlato a lungo. La caduta libera dentro una psiche frantumata descritta dalle liriche di Katie Ball, viene interiorizzata da una clip che, esattamente come il processo sonoro attivato dai Just Mustard, elimina l’effettistica e i vfx in post produzione, scegliendo una filosofia optical, totalmente “in camera”. Per chi scrive, il più bel videoclip degli ultimi vent’anni: Evans dipinge con le luci e cerca di strappare l’ultimo bagliore elettrico dal buco nero dell’esperienza digitale globale
Just Mustard – Still, il video di Balan Evans
Una certa tendenza espressionista è al centro anche dell’artwork di Heart Under. Occupato da un acquerello di Graham Dean, ricombina la supremazia del corpo, attraverso l’esperienza psichica con una tendenza a disinnescare lo stesso elemento illustrativo. In un’apparente cornice figurativa, il corpo ne esce a pezzi, frammentato, costituito da percezioni contrastanti, dove natura, ambiente, dimensione mnestica convergono nello spazio fisico, vero e proprio territorio di energie emotive. In termini tecnici, utilizza ciò che Dean stesso chiama “archeologia inversa”, dove l’impiego tradizionale dell’acquerello lascia il posto ad una stratificazione successiva di colore, applicata separatamente su una carta spessa che proviene dall’India meridionale. Ciascun foglio viene sottoposto a lacerazioni e sovrapposizioni, allo scopo di elaborare la composizione conclusiva. Un processo organico di distruzione e uno combinatorio di ricostruzione, dove il cromatismo contrastato arricchisce e complica l’azione percettiva dello spettatore, redendolo partecipe di un percorso identitario tutto da ricostruire.
Just Mustard – Heart Under (Partisan Records 2022) – Painting by Graham Dean
Elaborazione di uno dei soggetti cari a Den, immersi un un limbo acquatico, l’immagine dell’artwork si allinea allo stesso inabissamento del cuore indicato dal titolo dell’album. I riferimenti non espliciti si muovono da una condizione di isolamento emotivo e fisico fino al sentimento della perdita, ma rimangono nel regno di possibili decifrazioni, grazie al procedimento sensoriale che caratterizza il suono Just Mustard. Il drumming di Mcguire si sgancia in modo deciso dall’estetica eterea e sfumata di certo dream pop anni novanta, confermando la sua posizione centrale. Grazie a tecniche come il cross-stick su rullante, ma anche all’utilizzo specifico del charleston, rafforza le architetture rumorose ormai pienamente espressioniste nel rivelare mondi meccanici che deflagrano, paesaggi acquatici movimentati da un’esplosione, improvvise interferenze elettriche a metà tra il grido animale e un lamento post-identitario.
Il suono dei Just Mustard diventa unico, perché parte di quella trasformazione indicata dall’allusività delle liriche. Un rizoma, le cui origini lasciano tracce irriconoscibili e oltre l’ortodossia del post-punk, del post-rock, della neopsichedelia in tutte le sue declinazioni, dagli anni novanta fino ad oggi.
I am you with the red
I am you with the red
Change my hair
Change my dress
Change my head
Just Mustard – I am you – Official Visualizer di Dylan Friese-Greene
A dirigere il visualizer di I Am You, il primo estratto di Heart Under ad esser diffuso ufficialmente, è il talentuoso Dylan Friese-Greene, giovane regista londinese, figlio del produttore Tim Friese Greene (Talk Talk) e collaboratore di Balan Evans. Qui adatta il suo occhio ai paesaggi sonori dei Just Mustard, recuperando gli elementi di optical art e pittura su pellicola già visti in Seven, ma elaborati in forma maggiormente illuminotecnica, tanto da giocare con l’illusione della fotografia spiritica, così come con il cinema delle avanguardie.
Dirigerà anche il secondo video ufficiale da Heart Under intitolato Mirrors, splendido trip acquatico di consistenza pittorica ed espressionista, che conferma la volontà della band di Dundalk di affidarsi ad artisti visuali che possano mantenere un piede nei processi di mutazione organica e ottica dell’immagine. Nessun vfx anche in questo caso, per raccontare il viaggio sonoro al di là dello specchio, di una delle band più stimolanti degli ultimi anni.
Look in the mirror Staring someone else in the eye
Just Mustard – Mirrors – il video diretto da Dylan Friese-Greene
Heart Under è uscito il 27 maggio scorso in versione Vinile, CD e audiocassetta su Partisan Records.
L’acquisto, anche delle due edizioni limitate in vinile colorato, è possibile attraverso lo store ufficiale dei Just Mustard