domenica, Novembre 17, 2024

Kevin Godley – Expecting a Message: l’urlo, il corpo e il network

Kevin Godley torna con uno straordinario video che ancora una volta, come negli anni novanta, anticipa il nostro modo di vedere. Uno dei video più belli dell'anno

La sterminata videografia di Kevin Godley come regista di video musicali è solamente uno degli ambiti visuali con cui il geniale artista inglese si è cimentato, al di là della sua carriera musicale, prima condivisa con Lol Creme, per proseguire in forma solista con una serie di episodi “rari” e circoscritti. Oltre alla videomusica, Godley ha prodotto moltissimo advertising a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta, realizzando alcune perle ormai parte di un mondo lontano, quello che accoglieva la sperimentazione più furiosa tra le pieghe del mercato; ci basterà citare lo splendido “what’s going on” girato per Wrangler Jeans insieme a Lol Creme, nel 1983. 

Già in quello spot, la tendenza a “sfondare” la cornice rappresentativa espandendola verso una dimensione spaziotemporale già “virtuale” e possibile, non aveva niente da invidiare alla sperimentazione di Zbigniew Rybczyński. 

Più volte su indie-eye videoclip ne abbiamo citato l’influenza e la capacità di intuire il futuro delle immagini, a partire dalla splendida clip di The Answer” realizzata nel 1991 per Garland Jeffreys, dove l’arena falsificante dei social network veniva preconizzata descrivendo l’influenza tossica dei media coevi nel rapporto cognitivo tra immagine televisiva e memoria passiva, fino a “Hip to be square“, la clip realizzata per Huey Lewis and the News, dove l’utilizzo di una boroscope camera destinata alla ricerca scientifica, procedeva verso una miniaturizzazione dell’occhio tecnologico, solo adesso comune, grazie ai dispositivi consumer che consentono di esplorare dove lo sguardo non arriva.

Sull’utilizzo creativo di attrezzature destinate ad ambiti biomedicali, avevamo fatto alcune considerazioni con il video di noware art realizzato durante il primo lockdown e inventato a partire da dispositivi di quel tipo, ed è una delle tante propaggini che devono al genio di Kevin Godley intuizioni fulminanti incorporate nella veste apparentemente innocua della musica di consumo.

Sono moltissimi i lavori di Kevin Godley che hanno anticipato le tecniche e i linguaggi della videomusica e se con “Gentle Storm” per gli Elbow, il nostro ha recuperato un classico come Cry, rileggendo il morphing alla luce delle nuove tecnologie, è semplicemente il segno di una vitalità e una curiosità mai sopita.

Expecting a Message” esce come veicolo per “Muscle Memory“, l’album solista di Godley previsto per il 17 dicembre del 2020. Girato in pieno lockdown con limitazioni inedite per il regista e musicista britannico, il video è stato realizzato con iPhone X per quanto riguarda il dispositivo di ripresa e Adobe Premier Pro, congiuntamente a Wondershare Filmora, per l’editing. Per la post-produzione al volo, Godley si è servito di GlitchCam ed EFEKT.

Non è peregrino soffermarsi su queste due applicazioni; entrambe disponibili sul Play e l’Apple store per dispositivi Apple e Android, consentono modifiche dell’immagine in fase di ripresa, riducendo l’applicazione a posteriori in fase di post produzione. Mentre GlitchCam trasforma la camera dello smartphone in un dispositivo soggetto a numerosi glitch, difetti e artefatti creativi, EFEKT reagisce al movimento della camera, creando effetti morphing e melting dell’immagine ripresa. Studiate per l’utilizzo immediato su ambienti come Instagram, Snapchat e TikTok, consentono di trasformare l’esperienza creativa in un crocevia tra videomaking e performance.

E proprio di aspetti performativi ha parlato Kevin Godley per la clip di “Expecting a message”, perché nel suo video si riconosce l’attenzione alla “cornice”, come porta di passaggio tra la realtà e la simulazione, ma allo stesso tempo, nelle continue e infinite incorporazioni, questa volta lo spirito ludico è maggiormente selvaggio e improvvisativo.

Già il video di Somewhere in Hollywood, realizzato nel 2019, metteva al centro Godley, come corpo digitale, tavolozza possibile, flusso immaginario destinato a moltiplicazioni, decostruzioni ed innesti, mentre un assaggio più geometrico e legato alla fisiologia dell’immagine in rete, era già presente in quello che è a tutti gli effetti il prologo di “Muscle Memory”, costituito dalle due clip a nome The State51 Conspiracy, trasmesse in streaming e quasi in parallelo ad “Expecting a Message”.

La clip in oggetto è una vera e propria epifania, un esempio dei limiti e allo stesso tempo delle possibilità performative offerte dalla combinazione creativa di app e dispositivi di consumo.

Ma non è solo questo ovviamente, perché l’autoritratto di Godley è un’immagine allo specchio del nostro isolamento, un’implosione e una distorsione dei mezzi di produzione e condivisione di massa durante l’atto del loro stesso rispecchiarsi, mentre restituiscono un’immagine distorta, artefatta e già rimediata migliaia di volte, del nostro annichilimento.

La bocca di Godley che si sovrappone a quella “reale”, tramite l’amplificazione dello Smartphone, dialoga certamente con gli innesti video di Tony Oursler ma anche con Annoying Orange, con gli effetti di realtà aumentata che possiamo attivare durante una conversazione su messenger, con la carne eccedente di Francis Bacon e il grido di Munch digitalizzati.
Il corpo digitalizzato, smembrato e ricombinato come auto-rappresentazione virtuale e allo stesso tempo oggetto della trasformazione, disponibile per il consumo condiviso, nel video di Godley sembra negare la possibilità di pensare in modo nuovo il nostro sé fisico, capitalizzando le nuove esperienze identitarie vissute nella relazione quotidiana con i social media. Non abbiamo guadagnato alcuna consapevolezza, sembra dirci Godley, e un corpo è semplicemente l’impronta di un vestito sgualcito, animato da uno smartphone. Quando spegneremo tutto per non sentire più i messaggi e i segnali acustici che ci attaccano quotidianamente, dove e cosa sarà il nostro corpo, tra la proliferazione di fake che abbiamo abitato?

I’m expecting a message
Is there a message for me?
I’m expecting a message
But I don’t want to hear it

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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