Forse ne abbiamo già abbastanza, ma la forza di “Silence” risiede nella sua aderenza al corpo per sondare i limiti della psiche. Non sono immagini senza speranza quelle dirette da Iain Simpson, perché nello stesso modo in cui ha filmato il Malawi per Saronde, immergendosi nella fisicità gestuale del suono, si avvicina alla disperazione di quest’uomo, perso per le strade di una Glasgow notturna e senza alcun segno di vita. Senza frapporre uno sguardo giudicante, cerca di allinearsi, per quanto possibile, al livello dell’esperienza.
Non è un’immagine nuova come non è nuovo ciò che stiamo vivendo, ma è precisa, nella definizione della follia come punto di confine estremo tra la costrizione e la perdita dell’io cosciente.
Filmato in un bianconero 16mm rilegge la perdita di coordinate percettive che anima molti video legati alla cultura club. Estasi oppure oblio? Follia o libertà?