I flash della macchina fotografica ritagliano nell’oscurità le scene di uno shooting fotografico inquietante e stralunato alla The Neon Demon (2016) di Nicolas Winding Refn, thriller sull’inferno del mondo della moda e a guardar bene, sull’invidia umana.
Killadelica, il quarto album della band veneta di Matteo Scarpa e Antonio Angeli, condivide con il film di Refn il tema della crudeltà femminile. Ognuna delle 11 tracce porta un nome di donna, come ad esempio Jean, e ribalta il tragico stereotipo della donna-vittima, attribuendole sfumature nuove.
Il videoclip sembra ispirarsi al film anche per l’atmosfera ipnotizzante e luciferina, ottenuta grazie al gioco di luci stroboscopiche, combinate con il rosso e il verde; i colori che nel nostro immaginario sono associati al male. La scelta dei colori crea significati anche nei look delle tre modelle: una è vestita di bianco, la seconda di nero e la terza indossa una pelliccia bianca e nera, come a stabilire da subito il loro legame.
Accomunate dalla bellezza minacciosa e ambigua, nel finale le tre donne si coalizzeranno per rivoltarsi contro il fotografo, prendendo alla lettera il nome della band: Kill Your Boyfriend.
Le immagini del regista Simone Pellegrini, che non a caso tra i suoi lavori annovera molti fashion film, combinate con il suono martellante e le parole indistinguibili, generano un effetto di violenza che stimola nello spettatore attrazione e repulsione al tempo stesso.
L’ambiguità dei personaggi, la tensione sessuale morbosa tra le ragazze e gli ambienti lynchiani sono i pilastri di un mondo dark, perfettamente in linea con il lavoro del regista e della band di ispirazione post-punk, che con Killadelica ha riconfermato la sua originalità.