lunedì, Dicembre 30, 2024

Kim Gordon – Bye Bye, il video di Clara Balzary

Straordinaria espressione vitalistica della Rabbia, il video di Kim Gordon che anticipa il suo nuovo album intitolato "The Collective", ripete la magia di "Hungry Baby" e la conduce oltre, rileggendo alcune suggestioni Fincheriane. Il corpo ribelle di Coco Gordon Moore è ancora al centro, come la regia della talentuosa Clara Barzay. La recensione

Kim Gordon anticipa la pubblicazione del suo nuovo album solista previsto per il prossimo marzo, con un videoclip interpretato da Coco Gordon Moore. Riattiva le stesse connessioni famigliari di “Hungry Baby“, pubblicato nel febbraio del 2021 per promuovere il precedente “No Home Record“, dove la figlia era sempre al centro di una suburbia desertificata ed elaborata dalla creatività di Clara Balzary.
La giovane fotografa e filmmaker statunitense, figlia di Michael Peter Balzary, meglio noto come Flea, torna dietro la macchina da presa e realizza una clip molto simile alla precedente, che assegna alla presenza fisica di Coco il contrasto indomato tra energia femminile e spazio urbano.
Lo sguardo è in apparenza vicino a quelli di Larry Clark, Harmony Korine e per certi versi anche alla fotografia di Richard Kern senza l’estrema sessualizzazione dei corpi. Questa viene sublimata da una straordinaria esplosione di rabbia complementare e opposta, rispetto alla forza centripeta di “Hungry Baby”.

Il personaggio di Bye Bye è quello di una ragazza in fuga, il cui contesto è semplicemente inabissato nell’istante, nell’esplosione degli eventi, nello sguardo periferico delle videocamere di sorveglianza, nei furti e negli espedienti di una ragazza sul bordo.
Non è un video “retrò” come ci è capitato di leggere da parte di una critica di imbarazzante incompetenza, è al contrario l’immagine flagrante della discrepanza fluttuante che si verifica nella post-adolescenza, tra identità, aspettative e profilazioni del mercato.

Lontana dalla coolness coeva, inclusa quindi la retromania, Balzary mostra un meta-codice che ne disinnesca i presupposti, rilanciando un’ipotesi vitalistica al di là del bene e del gusto e inventandosi una personale sinestesia tra movimento, colore e rumore, per dialogare con il cut-up stilistico del brano.

C’è una straordinaria simpatia per il male, attraverso quelle modalità che hanno attraversato intimamente anche formazioni come i Sonic Youth e l’immagine di alcuni cineasti indipendenti, ma soprattutto un’incorporazione del monologo di Rosamund Pike nei panni di Amy Dunne nel “Gone Girl” di Fincher.

Il riferimento è soprattutto visuale e legato alla condensazione delle immagini frequentative: il supermercato, il taglio di capelli, la fuga in macchina, la dimensione del crimine.
La potenzialità polisemica di quel monologo ha consentito anche una rilettura femminista di alcuni stereotipi, ma viene rielaborata sapientemente da Balzary attraverso la spinta psicofisica di un’autoaffermazione radicale.

Rabbia come crescita, spinta verso la trasformazione senza alcun limite: Coco, una Drunken Butterfly.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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