Alzi la mano chi ha sentito parlare di musica Kologo! Pur non avendo dubbi sulle enormi conoscenze e sulla curiosità dei lettori di Indie-Eye, non credo che quello appena citato sia uno dei generi più noti, anche tra chi ama ascoltare suoni non convenzionali. Ci pensa però King Ayisoba a spiegarcelo in questa intervista, dal punto di vista privilegiato di chi in patria, in Ghana per la precisione, è considerato il maggior esponente proprio della musica Kologo ed una vera e propria star, con dischi in cima alle classifiche. Da qualche anno il musicista africano sta cercando di diffondere il suo verbo anche dalle nostre parti, aiutato in particolare da Zea dei The Ex e, in occasione del nuovo album 1000 Can Die, dalla Glitterbeat, etichetta tedesca che negli anni è diventata un punto di riferimento per i suoni che una volta sarebbero stati chiamati “world music”.
King Ayisoba forse non è raffinato come alcuni compagni di etichetta, come ad esempio Bixiga 70 o Sonido Gallo Negro, però ha dalla sua una potenza e una capacità di far ballare con pochi rivali, grazie a un suono che affonda le radici nelle danze tribali ma che, anche grazie al lavoro di Zea in studio, riesce a far muovere anche noi europei col culo pesante. In attesa di vederlo suonare il prossimo 8 giugno presso la spiaggia di Hana-Bi a Ravenna in occasione del bel festival Beaches Brew, leggiamo quello che il Re del Kologo ha da dirci e prepariamoci a ballare!
King Ayisoba – Africa Needs Africa (feat. Wanlov the Kubolor & Big Gad)
Ciao, benvenuto su Indie-Eye. Ho ascoltato il tuo nuovo album, 1000 Can Die, e mi è piaciuto davvero molto! Penso che sia una grande onda di energia e gioia. È un tuo obiettivo suscitare queste sensazioni in chi ascolta la tua musica?
Ci piace dare energia alla gente per mezzo della musica. Sono felice del fatto che anche in Europa la gente apprezzi il nostro stile.
Sei definito come “The King of Kologo music”. Puoi spiegarci cos’è esattamente la musica Kologo, dato che non penso che in Italia sia molto conosciuta?
Il Kologo è il mio strumento, viene dal Ghana, dalla regione nord-orientale per la precisione. È uno strumento del popolo Frafra, fatto con una zucca, pelle di pecora e due corde. Poi suoniamo e cantiamo, tutto qui.
Questo è il tuo primo album per Glitterbeat Records, che probabilmente oggi è la migliore etichetta del mondo per quanto riguarda la musica che non arriva dall’emisfero settentrionale. Come sei entrato in contatto con questa etichetta?
Sono stati Zea e la Mansa Live Productions a presentarmeli. Lavoro anche con la Makkum Records, altra ottima etichetta.
Hai lavorato per molti anni con Zea, che hai appena citato, il grande musicista olandese dei The Ex. Come hai iniziato a lavorare con lui e come è cresciuta la vostra collaborazione in tutti questi anni?
Zea era in Ghana e ha sentito la mia musica alla radio. Quindi è venuto a cercarmi per conoscermi e cercare di stabilire una collaborazione. Nel 2012 sono andato in tour con lui, da solo. Quindi l’anno dopo anche la band è venuta con me, poi è successo altre volte, siamo stati a Roskilde e da lì siamo spesso in tour. Zea lavora anche in studio, quindi lavoriamo assieme anche da quel punto di vista. Abbiamo lavorato assieme per Wicked Leaders e ora anche per 1000 Can Die. Zea ora conosce la musica kologo molto bene.
Africa Needs Africa, live, su DITVids
In questo album ci sono molte collaborazioni, diverse tra loro. Vorrei sapere in particolare qualcosa in più sulla canzone 1000 Can Die, in cui ci sono sia il giovane rapper ghanese M3nsa che il grandissimo Lee “Scratch” Perry.
Conosco M3nsa da molto tempo ormai, è un mio connazionale. Lui e Wanlov sono i Fockin Boys, li considero come fratelli. Invece Lee Perry l’ho conosciuto per caso in aeroporto. Per me è una vera leggenda. Sono davvero felice ed onorato che si sia unito a me e a M3nsa in quella canzone.
Un’altra canzone che mi piace molto è Anka Yen Tu Kwai. Penso che sia impossibile ascoltarla senza mettersi a ballare! Come lavori a questi brani “danzerecci”, con anche un po’ di elettronica?
Quello è il lavoro in studio. Ma il beat è il beat, è un beat kologo. Quando suono il kologo, puoi sempre sentire il beat. Poi in studio aggiungiamo qualcosa con il computer e Zea produce qualcosa col basso. Ma comunque noi suoniamo, la gente deve ballare.
Quella canzone è una di quelle non cantata in inglese. Pensi che il tuo messaggio possa arrivare comunque a tutti gli ascoltatori nel mondo anche quando non canti in inglese?
Anche quando canto in Frafra, la gente capisce, perché la musica non è predicare, la musica è musica, quando la senti dentro di te puoi elevare il tuo spirito!
Penso che il genere musicale più famoso proveniente dal Ghana sia l’highlife. Pensi che la tua musica sia connessa in qualche modo con quel genere storico?
L’highlife è diversa, è vecchia musica. Ed è musica degli Ashanti e della gente di Accra, non viene da Bolgatanga come il kologo. Il nostro beat è un beat diverso.
Che tipo di musica ascolti in questo periodo?
Ascoltiamo sempre la musica Kologo e mi piace anche della musica dal Mali e dall’Etiopia. Inoltre mi piace la musica reggae.
Un paio di anni fa hai curato una compilation, This Is Kologo Power! Puoi dirci qualcosa di più su quell’esperienza? Possiamo dire che esiste una scena musicale Kologo? E ci sono altri musicisti coinvolti, oltre a quelli della compilation?
Ci sono moltissimi suonatori di kologo nel nord del Ghana. Molti di questi sono molto buoni. Suonano ai matrimoni, ai funerali e nei pito bar. Da quando ho raggiunto il numero uno in classifica ancor più ragazzi hanno iniziato a suonare il kologo!
Presto arriverai in Italia. Cosa ti aspetti dal concerto che farai a Ravenna?
Questa sarà la nostra prima volta in Italia, quindi non sappiamo esattamente cosa aspettarci. Ma chi c’è già stato ci ha detto che in Italia la gente diventa matta ai concerti e che ama il cibo!
Quali sono le differenze e le somiglianze tra i pubblici africani ed europei?
In Ghana la gente ama ballare, quindi ballano. In Europa qualche volta dobbiamo chiedere alla gente di mettere energia nei loro corpi. Ma alla fine anche in Europa la gente si lascia andare e impazzisce, ci piace questa cosa!
Hai progetti a lungo termine per la tua musica? O vivi la tua carriera giorno per giorno?
La nostra musica è un dono, non è un modo per passare il tempo, quindi siamo cantanti e suoniamo il kologo, non c’è altra scelta per noi.