Concerto in formato ridotto per i Kings of Convenience in scena presso l’Anfiteatro del Vittoriale domenica 17 luglio. Prima volta sulle assi di Gardone Riviera per Eirik Glambek Bøe e Erlend Øye che dal 2009 fanno sentire l’assenza dalla scena con un LP. Un’ora e mezza di live parzialmente velata dalla recente scomparsa della madre di Erlend Øye, una parentesi di alternanza fra exploit canori e swing norvegese.
Avete mai visto un norvegese scaldarsi più del suo pubblico? Erlend Øye ci prova e ci riesce, lancia qualche provocazione, gioca con l’umorismo con una platea che sembra troppo presa dall’incantesimo del luogo per reagire con la giusta verve. Ma basta l’esplicita richiesta di twenty volonteers under the stage per sdoganare la corsa alla prime file e trasformare quelle ordinate della cavea in una colorata coreografia alla mercè dei due beniamini di Bergen.
“Se ad un concerto guardi l’orologio, allora vuol dire che non te lo stai godendo veramente”, Keith Richard è laconico nel dettare i parametri sulla riuscita del live. E prendendo il suo suggerimento a cartina tornasole di lettura, dai prima arpeggi di Winning a battle, losing the war, il tempo si placa, i minuti si congelano e ogni canzone si amalgama alla seguente in un tutt’uno senza pause.
Misread, il video ufficiale di un classico dei Kings of Convenience
Sarà che il repertorio di quattro album dei Kings, in fondo, è parecchio autoreferenziale, sarà che la formula semi acustica di chitarra e voce incanta, sì, ma corre parecchi rischi, fatto sta che i sodali Øye & Bøe trovano la quadra della serata. Passando in rassegna alcuni must del repertorio, i Kings coinvolgono senza scomporsi, al massimo sollecitano qualche battimano sui punti salienti (I Don’t Know What I Can Save You From), gareggiano in acuti nei riff più audaci (The Girl From Back Then), ridacchiano sotto i baffi radi (The Weight Of My Words) e si godono il ritorno di fiamma sui pezzi già noti (Misread).
Così finisce che i due fanno breccia nei cuori del pubblico e chiudono la serata in bellezza; piacciono per il loro finto umorismo inglese, per la frase in italiano buttata in pasto al pubblico al momento giusto (Erlend, lo sappiamo della tua liaison con la donzella della trinacria, ci aspettavamo un “picciotto”), per il disfunzionale vizio dell’uno e dell’altro di accordare la chitarra con fare maniacale ad ogni intermezzo. Insomma, i 15 anni di carriera dei Kings possono dirsi al sicuro dalle malelingue, la premiata ditta Øye & Bøe dimostra di aver ancora molto da dire.