Ollie Jones è un artista australiano specializzato in Claymation, ovvero quella declinazione del cinema animato, prodotto a partire dall’impiego della plastilina.
Con il marchio di Eye made this, ha realizzato una serie di corti e videoclip, sfruttando le potenzialità della rete per promuovere il proprio lavoro, anche attraverso la forma tutorialistica diffusa attraverso un canale youtube preposto.
All’interno si trovano tutti i segreti di un’attività fieramente artigianale, che il nostro conduce con passione e fantasia senza limiti.
I videoclip realizzati per i conterranei Psychedelic Porn Crumpets, band hard-doom-psych formatasi a Perth nel 2014, sono fantasie estreme di derivazione sci-fi, dove l’impiego di plastilina consente a Jones di spingere al massimo l’acceleratore sull’estetica splatter e gore.
“March on for pax Romana“, video pubblicato alcuni giorni fa, viene dopo una lunga collaborazione con la band, che gli ha consentito di affinare un immaginario specifico per brani come “Acid Dent“, “Mr Prism“, straordinaria versione acid-splatter di Alice nel paese delle meraviglie, “Tally-Ho“, “Pukebox“, fino allo splatter fantascientifico di Pillhouse.
In quel caso, oltre a Guerre Stellari, che rappresenta un po’ lo sfondo di tutti i suoi lavori, confluivano le influenze di film di come Alien, La Cosa, Akira, ma anche la tradizione lovecraftiana rivista da Stuart Gordon e gli esordi tra stop-motion e cinema di Peter Jackson.
Per “March on pax Romana”, Jones parte da un canovaccio semplicissimo, così da spezzare la dimensione più narrativa dei precedenti video, per immaginarsi una colossale rissa all’interno di un pub intergalattico.
Quello che doveva essere il suo video più semplice sul piano della definizione dei personaggi è diventato il più complesso in termini tecnici. Tutto lo splatter immaginato ha infatti richiesto 8.500 scatti, una tonnellata di argilla per lavorare e ben due mesi di realizzazione a regime.
L’ipertrofia dei personaggi, per quantità e durata fulminea nell’economia del video, è davvero sorprendente, perché non solo dimostra l’attenzione di Jones per i minimi dettagli, ma anche la capacità di costruire una quantità impressionante di brevissime ed esplosive fantasie visuali, nell’arco di tre secondi.
Il risultato: cinque minuti di pura follia gore, catartica e liberatoria.