Dopo l’esperienza come Lucio, divertissement pop dalla consistenza ludica, Giuseppe Lanno, videomaker, inaugura un nuovo progetto musicale che utilizza il suo cognome come moniker.
I suoi lavori come regista, di cui abbiamo parlato approfonditamente da questa parte, lo hanno impegnato con artisti come Simona Norato, Giovanni Succi, Iosonouncane, Beatrice Antolini, Cesare Basile, solo per citarne alcuni. Come musicista sceglie una via che abita perfettamente i nostri tempi. Tre singoli smaterializzati, ma allo stesso tempo veicolati da quella che lui stesso definisce come un’estensione del significato: il videoclip. Tre brani e tre video, pubblicati con cadenza puntuale, seguendo una strategia promozionale precisa. Autore di musica, autore di videoclip, i due ambiti si intersecano, contaminano la scrittura vicendevolmente, si estendono oltre i confini imposti dai formati e dai concetti. Nei video, “il filo conduttore è quello del rapporto tra il singolo e il molteplice“. Sono al momento usciti “Caldo” e “Per Sempre“. Chiude la trilogia “La Materia oscura” che presentiamo in esclusiva assoluta su indie-eye videoclip. Alessia Cusenza (“Caldo”) e Rita Tura (“Per Sempre” e “La Materia Oscura”) interpretano tre figure al centro di una cosmogonia visuale. Tra materia e antimateria, il quadro si sfalda e ricompone entro una cornice contemplativa che si interroga sulla nostra presenza rispetto all’espansione delle immagini. Convergenze che abbiamo discusso insieme a Giuseppe.
Dopo il video; Lanno
Lanno – La Materia oscura – video ufficiale. Dir: Giuseppe Lanno
Giuseppe Lanno – La materia oscura – L’intervista a cura di Michele Faggi
La materia oscura fa parte di una trilogia. Per ogni brano, un video. Ci racconti il concept generale?
I tre video (N.d.r. “Caldo”, “Per Sempre” e il nuovo “La materia oscura”) sono collegati da un impianto scenico minimale e in una certa misura ripetuto. Dentro c’è l’isolamento come momento personale. Il concept è quello del riconoscimento dei propri pensieri nell’ambito di semplici cornici, di stasi o movimenti ininfluenti sul mondo, ma fondamentali nella scrittura della propria volontà. La corsa di qualcun altro, un ammasso di pixel che rivela un ballo in solitudine, la nuotatrice più lenta e tranquilla del mondo.
….e quello del nuovo video?
Il nuovo video vede una donna che in totale purezza affronta una piscina olimpionica con tutta la calma possibile. Non è una nuotatrice, è piuttosto un pianeta che si muove da un punto all’altro con il suo tempo personale per compiere il suo moto.
Vorrei sollecitare una riflessione sul video musicale, come territorio di convergenza tra testi, pratiche, strategie e tradizioni; ne abbiamo parlato nello specifico scegliendo i dieci migliori videoclip italiani del 2019. Di seguito identifico tre territori di convergenza, suggeriti dall’operazione che veicola i tuoi video. Vorrei che tu ci raccontassi le tue intuizioni e quali novità, secondo te, introducono. Primo territorio di convergenza, videoclip e musica, ovvero il ruolo della seconda in relazione alla sempre più vicina connessione con l’aspetto visuale
Devo dire che, al di là degli aspetti storici relativi al videoclip e quindi la sua importanza nella musica, l’aspetto visuale è una componente ormai quasi imprescindibile. Se non è il videoclip, potrebbe essere una serie di stories per Instagram, altrimenti è la programmazione del proprio feed in modo da costruire un mondo visivo. Lavorando come regista per me è anche naturale ragionare in maniera trasversale entrando nell’uno e nell’altro mondo, cercando di collegarli, di estenderli con la mia visione. D’altro canto, forse proprio per il mio usuale coinvolgimento nell’aspetto visuale, mi sento anche di voler mettere distanza. A volte ho l’impressione che la sola musica non sia più sufficiente a se stessa e forse questo dovrebbe essere uno spunto di riflessione. Per quanto mi riguarda, non essendo vincolato a particolari logiche di mercato, non mi pongo problemi e cerco di non creare dipendenza alla mia musica attraverso le mie immagini. Ho trovato una grande ragione per fare musica a partire dalla mia voglia di creare immagini, ma una canzone deve funzionare in quanto tale. Forse è un pensiero un po’ antico e in controtendenza col mio lavoro, ma è quello che sento.
Secondo territorio di convergenza: videoclip e album. Nello specifico, ti interessa l’idea di visual album?
L’idea di un visual album è molto allettante, ma è sottinteso che prima debba sentire dentro di me la scrittura giusta per poterlo realizzare. In generale l’idea mi piace, sono molto affascinato dai lavori corposi, dai punti di vista che si intrecciano.
Terzo territorio di convergenza: visual live. Ovvero, come porti l’elemento visuale dal vivo?
Allo stato attuale, essendo in una fase di costruzione dell’immaginario e anche del live stesso, non ho portato l’aspetto visuale dal vivo. Stavo pensando all’idea di realizzare dei visual originali che accompagnino il concerto e magari anche i videoclip data la loro natura quasi da installazione. E’ necessario per me avere un’idea convincente prima di portarla alla luce, non farei mai dei visual di cui non sono convinto solo perché sono un regista. Avere una buona immagine non significa che sia qualcosa di utile al tuo spettacolo.
Ecco, in questo senso, come vorresti che questi videoclip fossero fruiti e secondo te che valore aggiunto possono portare al songwriting?
Sono videoclip che richiedono pazienza, ovvero l’esatto opposto che allo stato attuale si richiede agli utenti. So bene come vengono fruiti i contenuti su internet dato che mi viene chiesto di realizzarne considerando l’attenzione media dell’utenza. Ho deciso di prendermi questa libertà non per dimostrare qualcosa, ma perché sentivo l’esigenza di comunicare a me stesso questo aspetto. A volte ho la necessità di rilassare l’occhio, di prendermi il tempo. Mi capita di rimanere a guardare uno scenario in attesa che succeda qualcosa, quindi ho pensato di realizzare dei video assecondando questa mia abitudine personale. Il valore aggiunto che possono portare alla mia scrittura, spero sia semplicemente quello di estendere. Non finirò mai di ripetere questa parola. Estendere il significato è l’unica cosa che mi interessa, anche quando lavoro per altri musicisti.
Connessioni possibili. Se ci sono, per esempio con la videoarte
Penso che questi video siano molto legati alla videoarte per via della loro indole non particolarmente narrativa, il fatto che siano più suggestivi che esaustivi di qualcosa. Ma non facendo parte di quel mondo potrebbe anche essere una mia visione del tutto profana sull’argomento.