Dopo Geremia 1111, uno dei migliori video del 2021, Antonio Stea torna a collaborare con i Lazzaretto, il trio sospeso tra Puglia e Belgio, artefici di un’hard-psych davvero interessante. Stea, conterraneo e regista di talento, già autore di video come I Still got Time (Loperfido) Nope Face (Violent Scene) firma la realizzazione di “Oh là là!” sfruttando la tecnica della pixilation “Grazie alla quale – ci spiega – il movimento dei musicisti viene cadenzato come se fosse una marcia archetipica di spettri, sotto una luna di sangue“
Torna quindi la dimensione processionale e rituale del video precedente, per raccontare prassi e immagini di un’emergenza spirituale che come brace cova sotto la civiltà e le società organizzate.
“L’idea è di “una banda in festa in una selva oscura” – ha aggiunto – e mi è subito venuta in mente grazie alle sonorità del brano. Ho convocato i Lazzaretto direttamente il giorno delle riprese senza svelargli nulla. Ringrazio loro per la fiducia e la totale libertà che mi hanno concesso per interpretare la loro musica“
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Lazzaretto – Oh là là! – video diretto da Antonio Stea
La tecnica utilizzata da Antonio Stea per il video, nota come Pixilation, è una declinazione dello stop-motion dove attori “concreti” vengono filmati come accade per i soggetti della puppet animation, ovvero sfruttando la loro presenza come parte del mondo inanimato che da sempre è linfa vitale per tutta l’arte d’animazione.
La versione di Stea è diversa da un’applicazione standard, naturalistica e da manuale della tecnica in oggetto: “Ho girato impostando la camera con i tempi lunghi – ci ha detto – così da rendere i Lazzaretto più spettrali possibili. Ci sono sequenze girate all’interno di un bosco, masserie abbandonate e strade di campagna“
Emerge quindi un approccio empirico, più vicino al filmmaking sperimentale o al cinema underground, che all’animazione strictu sensu, come dimensione da elaborare in studio e con realtà finzionali ricostruite.
Stea infatti gira per strada e in luoghi dismessi, segue la band con quello sguardo che ha caratterizzato in parte lo sguardo più urbano di Anton Corbijn e lo piega alla sua estetica visionaria, legata alle distorsioni percettive, ma mantenendo al centro un approccio cine-fotografico.
“Le sequenze per le strade dove la band avanza con gli strumenti come se fluttuassero sono state girate con un Iphone – ci ha rivelato – utilizzando l’app “Stop motion”, attaccato sul lunotto della mia auto cosi da poter impostare lo scatto e soprattutto per illuminare i soggetti con il rosso grazie alle luci della macchina. Per le riprese all’interno del bosco e le masserie abbandonate invece ho seguito la band a piedi scattando le foto sempre con tempi lunghi e con un faro che muovevo in base alla situazione virato al rosso. Il tutto è stato girato con il brano in sottofondo per determinare alcuni movimenti e seguire le atmosfere“
I Lazzaretto sono Cosimo Savino, Vittorio Di Lorenzo e Angelo Rosato. Sono pubblicati da dischi Uappissimi e Sac Recordings