Duo di Brooklyn dedito ad un rock strumentale non convenzionale, i Live Footage si formano nel 2007. Mike Thies alla batteria e alle tastiere e Topu Lyo al violoncello filtrato attraverso l’uso estensivo del looping. La formazione musicale del duo comincia attraverso le arti performative e quindi si adatta da subito alla morfologia del movimento, alternando quindi la registrazione tout court alla musica concepita per eventi, installazioni e altre forme d’arte. Moods of the Desert è a tutti gli effetti il primo full lenght concettuale del duo, di cui avevamo già parlato nel 2008 per l’autoprodotto Willow Be.
L’intento di questa nuova sperimentazione sonora è quello di trasportare l’ascoltatore in una forma contemplativa, in mezzo all’orizzonte negativo del deserto. Le escursioni termiche notturne, il Grand Canyon sorvolato a volo d’elicottero e altre forme di travelogue estremo ispirano le quattro tracce dell’album.
È il britannico David Drake, regista sperimentale, ad introdurre il senso dell’album con il video di View From a Desert Helicopter, già visto qui in esclusiva su indie-eye. E quel bradisismo visivo, con l’immagine incerta che si sfalda a contatto con i dispositivi analogici, è lo stesso tipo di procedimento a cui i nostri sottopongono la musica, a partire dalla bellissima Deep Night, che ha più di un punto di contatto con il recente lavoro di Julia Kent, dove in questo caso il conflitto sonoro è tra elettricità e strumenti tradizionali, interferenze provenienti da una tecnologia già morta e un continuo assestamento del suono rispetto alla visione infinita dell’orizzonte. La title track in questo senso è forse l’esempio più fulgido di questo falso movimento, sia per la struttura fortemente orchestrale e i layer che Topu Lyo costruisce, ma anche per i continui intarsi delle tastiere, montate come un’eco lontana che da una distanza invisibile anticipa il futuro.
Moods of the Desert è a suo modo un disco lunare, come lo era Apollo Sountracks di Eno, ma laddove quello guardava la terra dall’orbita spaziale, questo osserva l’infinito radicandosi tra pioggia e polvere.