domenica, Novembre 24, 2024

M.I.A. – Matangi: eclettica e politica

Nata in Inghilterra, trasferitasi a soli sei mesi in una città Tamil del nord dello Sri Lanka. Figlia di Arul Pragasam, attivista rivoluzionario Tamil. Fino a 10 anni fa distribuiva le cinquecento copie del suo primo singolo, Galang. Nove anni dopo M.I.A. si esibiva con Madonna e Nicki Minaj durante l’intervallo del Super Bowl. Mostrando il dito medio a tutta l’America seduta davanti alla tv. Gesto che oggi le è costato una causa da un milione e mezzo di dollari.

Matangi è una delle dieci dee induiste della saggezza. E’ spesso rappresentata come una donna senza casta che sorge dalla periferia della società. E’ la dea della musica, del linguaggio e delle arti. Un po’ come M.I.A., artista rap – punk- hip hop della periferia globale. Che di nome fa proprio Mathangi. Matangi, l’album, è un complesso mix di musica e cultura occidentale ed orientale. Hip Hop, sonorità indiane, rap, punk, sequenze apertamente pop, elettronica. I testi sono pieni di riferimenti politici, filosofici e sociali. Ma restano fortemente frammentari. I concetti sono affidati spesso a frasi brevissime e nomi. E’ come se M.I.A. lanciasse degli spunti rapidissimi, che poi l’ascoltatore può scegliere di cogliere, o lasciarli lì, tra una rima e l’altra, a dare forma al suono.

Esempio specifico di questa prassi è Boom Skit. In meno di 50 secondi M.I.A. passa in rassegna il razzismo degli americani, l’ipocrisia dei social media, la povertà, gli attacchi dei droni statunitensi e i crimini di guerra commessi da Joseph Kony in Africa. Tutto in pochissime frasi, a volte quasi un elenco.

A dispetto delle sonorità elettro-frenetiche Matangi è un album impegnativo e impegnato. Anche se in un modo diverso da come può esserlo un album cantautoriale. Molto dipende dall’ascoltatore. Ogni verso si allontana dal precedente a una velocità impressionante. Serve grande attenzione per seguire la narrazione di M.I.A. e dare un senso a un album che altrimenti rimarrebbe un esperimento sonoro certamente riuscito.

 L’unica nota un po’ stonata è la traccia Bad Girls, che non c’entra quasi nulla con il resto dell’album. In effetti questo singolo è stato pubblicato quasi due anni prima di Matangi, ed è concettualmente distante da tutte le altre tracce. “Vivi veloce, muori giovane, le cattive ragazze lo fanno bene”. Un impianto musicale hip hop molto pulito, libero da tutte quelle complesse sperimentazioni sonore che lo anticipano e lo seguono nella tracklist.

 E’ invece molto interessante il brano che M.I.A. aveva scritto per Madonna. E che Madonna aveva rifiutato. Sexodus. Una base molto semplice e la voce di M.I.A., mai così bella come nel ritornello cantato di questa canzone. “Tu puoi avere tutto quello che vuoi / Dimmi per farci cosa”. In un’intervista rilasciata al The Guardian M.I.A. racconta che Madonna ha rifiutato questa canzone perché credeva che non fosse adatta a lei. M.I.A. ha accolto il rifiuto ma non ha potuto evitare di chiedere alla sua collega cosa pensasse della domanda centrale di Sexodus. Quando hai tutto, cosa ci fai? “Lo spendi” ha risposto Madonna. Quando l’intervistatore a chiesto a M.I.A. se in seguito a questo episodio avesse cambiato opinione su Madonna la risposta è stata: “No, perché Madonna è coerente con Madonna. L’ha sempre detto che è una material girl”.

Fausto Corvino
Fausto Corvino
Fausto Corvino nasce a Caserta, nel 1989, di primavera, nel secondo pomeriggio. Vive a Roma da 6 anni, quasi 7. Aggiorna con frequenza la lista dei luoghi preferiti. Scrive tanto, cose molto diverse tra loro. Spesso si meraviglia. E questo lo rassicura.

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