Di Bryan M. Ferguson avevamo già parlato nel 2021 in occasione di Here Come Comus! il suo video realizzato per Arab Strap, ma è dal 2018 che il regista scozzese realizza opere brevi davvero uniche per concept e coraggio. Fuori dagli schemi più battuti del videoclip contemporaneo, Ferguson è tra quegli artisti che si interrogano costantemente sul rapporto tra individuo e suburbia, attraverso le numerose frammentazioni percettive che il corpo subisce, nel passaggio dall’esperienza virtuale a quella urbana.
Che siano elegie sull’isolamento, incursioni nei territori sci-fi e horror, esplosioni di ultra-violenza, nei video di Ferguson tutto converge al racconto di esperienze al limite tra i confini dello spazio comunitario.
Non differisce il più recente e bellissimo video realizzato per Machine Girl, dove i tempi contratti di realizzazione, influiscono sulla velocità stessa delle immagini, orientate ad un ipercinetismo che decostruisce l’estetica live action di alcuni anime.
Che il cyberpunk, anche sottilmente, sia una delle influenze di Ferguson questo lo avevamo già imparato da video come Hopeless!!! per Sega Bodega e proprio Until i Die recupera l’atmosfera sotterranea dei suoi migliori lavori, estremizzando la relazione tra rimediazioni dell’estetica glitch e spazio esperito.
Le interferenze, il rumore bianco, i disturbi di un nastro smagnetizzato e i glitch di un file digitale corrotto, lasciano emergere i relitti di una tecnologia obsoleta come tracce disseminate entro uno spazio onirico.
Il viaggio virtuale rimane allora ancorato ad una dimensione brutalmente organica dove l’incubo o se preferite il sogno, è un ritorno verso la sofferenza del corpo.
Machine Girl – Until i die: il video diretto da Bryan M. Ferguson