Il formidabile jazz elettronico di Matteo Marchese irrompe con l’erotismo trattenuto e potente di Soul Please. La voce di Ila Scattina guida questo anelito verso la luce, nel brano che anticipa DOT, album di debutto per il talentuoso producer, arrangiatore e batterista, in uscita l’autunno prossimo per The Prisoner Records.
Indie-eye presenta in anteprima esclusiva il video musicale, diretto dalla stessa Ila Scattina
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Soul Please, il making of del video di Matteo Marchese
“Quando Matteo mi diede la base su cui scrivere il testo di “Soul please” – ci ha detto Ila Scattina – subito la musica mi trasmise un’ambientazione “cupa” e per questo immaginai di essere “in fondo al buio di me stessa”, nel momento in cui prendi coscienza di quello spazio angusto in cui a volte ci nascondiamo e diventi consapevole che c’è un mondo di “luce” a cui mirare per evolverti.
E così comincio un dialogo con la mia anima in cui le chiedo aiuto per questa evoluzione, insegnandomi a trovare la via per la luce, per riuscire ad esprimere le emozioni che tengo soffocate, ritrovare in sostanza un punto di incontro tra la me stessa di luce e quella di ombra. Il video ne è quindi una diretta conseguenza in termini stilistici, metaforici e visivi. Una parte che vive in ognuno di noi, “oscura” e “schiacciata”, inespressiva e confinata alla fine di un pozzo profondo, e l’altra esuberante, pronta ad emergere. Una dicotomia filosofica, il principio del TAO, con un Yin e uno Yang opposti ma ineluttabilmente legati”
Girato presso il Teatro Pandemonium di Loreto, con la regia e la post produzione di Ila Scattina e l’aiuto di Rocco Bergamelli come secondo operatore, il video di Soul Please nasce dalla necessità di girare in uno spazio grande e totalmente nero, per realizzare le sequenze con un’ampia prospettiva di campo.
“La scelta di uno spazio nero – ha aggiunto Ila Scattina – era direttamente legata al pezzo, in
cui “io” cerco di uscire dallo spazio cupo di me stessa, alla ricerca di quel dialogo interiore, in
cui solo una luce flebile appare al mio fianco, come una fenditura, uno strappo tra le pieghe
dell’anima. Il cambio sul ritornello, con la parrucca bianca, è stato scelto per evidenziare l’apertura al dialogo, la scelta di un cambiamento e di evoluzione personale. Il forte contrasto tra luce ed ombra è enfatizzato dalla scelta del bianco e nero, in cui si evidenziano ancora di più lo ying e lo yang in maniera netta. Nelle strofe appaio quasi come un soldatino futuristico, senza emozioni, una mono espressione che in realtà è la maschera che copre l’esplosione emotiva trattenuta, e che appare solo in qualche frammento veloce, quasi eterea. Il tutto è collocato fuori da luogo e tempo, proprio per sottolineare il dialogo interiore, che non finisce mai“.
Direttamente ispirato a certe performance in studio degli anni sessanta, rielaborate per la sensibilità catodica, il video di “Soul Please” desume dal linguaggio televisivo degli anni ottanta, quel campionario di elettronica dell’immagine fatta di specchi, ripetizioni, video feedback, così tipica del linguaggio videomusicale all’alba della sua massima diffusione industriale. Ne viene fuori un ibrido affascinante, che rivela le possibilità confessionali del mezzo, nella creazione di un’immagine intima e distante, tattile e gelida, elettronica e bollente. Un flusso di coscienza che comunica con l’organizzazione dei piani nello spazio visuale. (Michele Faggi)