venerdì, Novembre 22, 2024

Meg – Imperfezione: la recensione

Passati i trenta secondi di “concerto per“, la traccia d’apertura di Imperfezione, il nuovo album di Meg, la memoria torna indietro alla Bjork di Post, non perché il lavoro della musicista napoletana viva di rendita su quei suoni, ma per una questione attitudinale che le consente di far dialogare la matematica degli elementi elettronici con il calore di quelli acustici; tra glitches e bass-drum si innesta l’esplosione dei fiati, un’orchestra che per Meg stessa descrive la sua esperienza newyorchese attraverso la vitalità di una street band nel percorso urbano.

Ecco perché imperfezione suona meravigliosamente eccentrico, accezione del tutto positiva che sposta la bilancia dall’artificiale all’organico, con una semplicità comunicativa che gioca in modo tattile con gli elementi in campo.
Si ascolti a questo proposito la title track, racconto d’amore non convenzionale che parla ad un soggetto “altro”, forse l’immagine stessa del proprio desiderio, individuato nelle alterazioni percettive, nelle piccole ossessioni del quotidiano e nel difetto inteso come “narrazione”, tanto che i suoni contribuiscono a creare un gioioso tribalismo, danza del cuore tra synth, bass-drum, rumore ritmico ed erotismo, con una coda che recupera l’eco dei vibrafoni e del gamelan, come se fosse il suono di una musica aurorale.

E se la felicità è un sentimento complesso, troppo spesso sottovalutato e inteso come zavorra creativa, bisognerebbe cominciare a ribaltare quella retorica insopportabile che si immagina il cinismo motore originale,  “Occhi d’oro” si apre appunto sulla luce di un haiku urbano, dance-music ad occhi spalancati dove la città diventa dancefloor aperto alla meraviglia; anche in questo caso Meg si dimostra abilissima nel trasformare un sentimento interiore nella forma ballabile e immaginifica del racconto popolare, un tempo quando era frutto di alto artigianato come in questo caso, la chiamavamo alchimia pop, un tempo.

Il contrasto tra rumore e l’aria tersa del tramonto attraversa i suoni di “Skaters”, piccolo bozzetto urbano inquadrato sulla skyline, mentre le evoluzioni degli skaters disegnano linee astratte e la programmazione di Godblesscomputers costruisce l’architettura ritmica del brano, sulla quale la voce di Meg inventa una splendida melodia crepuscolare.

Realizzato in totale autonomia insieme a Mario Conte, Imperfezione include anche gli ultimi tre singoli della musicista partenopea, Promemoria, Il confine tra me e te ed Estate, cover del noto brano di Bruno Martino, riletti attraverso la lente dei nuovi suoni, a documentare il tracciato progressivo di un percorso intimista, che tra la malinconia e la scoperta di un nuovo mondo, contiene tutti i colori di Meg.

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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