Less Mendoza, al secolo Montclova, ha fatto parlare molto di se nella scena indipendente messicana. Originaria di Città del Messico, ma di stanza a Parigi, ha assimilato molto della lezione sonora tra anni ottanta e novanta, distillando frammenti e detriti post-punk, noise e shoegaze in un personalissimo stile minimale dalle marcate qualità ipnotiche. Nel suo nuovo EP, intitolato “Echo Void“, mette a nudo la crisi identitaria di una ventenne che affronta l’impatto con la città. Lo fa con strumenti aurali destabilizzanti, capaci di costruire nuovi paesaggi sonori attraverso la sperimentazione su vecchi nastri.
Vivere in una grande città, con tutte le difficoltà comunitarie ed affettive, diventa il simbolo di una trappola nostalgica.
Ecco perché il videoclip realizzato per veicolare la title track è stato girato interamente a Berlino, città moderna, ma ricca di storia e stratificazioni.
Emilie Lesgourgues, regista parigina nata nel 1991 e da sempre ispirata dal cinema di quel decennio, ha caratterizzato il proprio stile per la sperimentazione sui formati, dal DV fino alla pellicola Super 8 e 16mm. Un profondo amore per l’allure e la grana dell’immagine che l’ha spinta quasi sempre a cimentarsi con i supporti analogici.
Tra cortometraggi narrativi, advertising e videoclip, c’è un fil rouge che evidenzia lo stile di questa autrice, legato all’istante e al dettaglio nel flusso quotidiano.
La rivelazione dello straordinario nell’ordinario è un minimo comun denominatore che attraversa tutti i suoi lavori, animati da una forte componente emozionale ed esperienziale.
Per Echo Void ha impiegato due rullini di pellicola Kodak 16mm. Il video è apparentemente semplice e vede Montclova vagare per la città in una flanerie che si trasforma in performance, attraverso una coreografia immediata, diretta e che incarna quel senso di liberazione che si può provare quando troviamo un luogo che sembra eccedere i confini della quotidianità.
Ecco che gli oggetti e i segni trovati nei luoghi, attivano una compresenza di passato, presente e futuro.
Un fotoautomat, la U-Bahn, ponti e stazioni, un parcheggio vicino ad un supermarket, il paesaggio di un areoporto abbandonato e infine un lago che apre verso la natura, in contrasto con la morfologia urbana.
La pianificazione del lavoro in pellicola ha consentito di dare priorità all’istante nella sua sostanza irripetibile. Una ricerca del tempo molto diversa dal sistema produttivo che regola il mercato attuale dei videoclip. L’immagine si rivela durante il processo di realizzazione, ma soprattutto aderisce a quell’esperienza della città che ogni giorno cerchiamo, nel tentativo di superare la gabbia del turismo di massa.
Quella di Less diventa irresistibile danza di ridefinizione personale ed erotica, attraverso la riappropriazione dello spazio cittadino.
