venerdì, Novembre 15, 2024

Montelupo – Il canzoniere anarchico: la recensione

I Montelupo nascono da una costola de Il Muro Del Canto, band che negli ultimi anni, sulla scia di quanto fatto precedentemente per esempio dagli Ardecore, ha riportato in auge gli stornelli romani, proponendo brani originali e qualche cover e soprattutto attualizzandone temi e suoni. Il risultato di questa operazione sono stati due dischi molto interessanti, in bilico tra tradizione e novità, ascoltabili con gusto anche al di fuori della Capitale.

I Montelupo tentano ora di fare la stessa operazione con i canti anarchici, ripescando brani scritti tra l’Ottocento e il Novecento e dando loro una rinfrescata sonora, cercando di restare abbastanza fedeli agli originali ma dandogli un tocco di modernità con l’aggiunta di stilemi folk degli ultimi decenni e di contaminazioni etniche, soprattutto balcaniche nell’uso della fisarmonica.
Nell’album ci troviamo ad ascoltare ben 17 brani, una sorta di best of di quanto prodotto dalla tradizione anarchica italiana negli scorsi due secoli, da La ballata di Pinelli a Il canto dei malfattori, passando per altri veri e propri classici come Addio Lugano bella, Il galeone e Il tango di Caserio.

A seconda del vostro credo politico potrete quindi trovare due motivi, che andiamo ad elencare, per ascoltare questo disco, .
In caso l’anarchia sia ben lontana dai vostri ideali, potrete apprezzare l’ottimo lavoro filologico e sonoro fatto dalla band, oltre alla voce di Daniele Coccia, molto espressiva e perfettamente in grado di far sentire tutta la sofferenza e la rabbia alla base delle canzoni.

Se invece, citando Guccini, la fiaccola dell’anarchia oltre all’aria illumina anche la vostra anima, potrete essere ben lieti di capire che i canti anarchici sono ancora vivi e attuali e magari anche cercare di captare le citazioni più adatte ai nostri giorni, che vi anticipiamo essere quelle legate alle ingiustizie e non quelle che sostengono la lotta (purtroppo per noi).
In definitiva, per un motivo o per l’altro o meglio ancora per tutti e due, il nostro consiglio è quello di ascoltare Il canzoniere anarchico. Che la fiaccola bruci!

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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