Seconda release per i Moorder di Alessandro Lamborghini, musicista bolognese che nel 2007 mette insieme una compagine strumentale per un primo episodio autoprodotto proponendo un metissage tra Jazz, funk, una fusione elettrica di hard rock e suggestioni molto più “fratte”. Il secondo lavoro pubblicato da Lizard Records, intitolato semplicemente Moorder II accentua la vena orchestrale della band, senza rinunciare all’impatto elettrico offerto dalla chitarra indiavolata dello stesso Lamborghini, ma spingendo molto sul volume tra fiati e bassline in una direzione che ricorda il “cazzotto” violento del Micalizzi sound e di molta blaxploitation che si ascoltava fuori e dentro gli states durante quel periodo. Attenzione, non si tratta di una riproposizione pedissequa, ma al contrario di una rilettura molto intelligente, che privilegiando trombone e bassotuba (rispettivamente Simone Pederzoli e Alberto Danielli) ne esalta di volta in volta aspetti popolareschi, bandistici, jazzistici e via dicendo; questi, fusi con l’assetto più elettrico del combo, ricordano esperienze marginali e colte del post-rock americano come i (purtroppo) dimenticati Drums&Tuba, band sospesa tra Jazz, suoni popolari e un devastante incedere industrial. Registrato al teatro Troisi di Nonantola, ridente cittadina nel modenese, “Moorder II” mantiene in effetti un’allure live di altissima vitalità, passando dagli elementi di cui si diceva, stuzzicando un’interpretazione sanguigna del dancefloor (la splendida Disco in Ferro), suggerendo atmosfere tribali declinate in versione strapaesana come nella funerea Pipum, che nella seconda parte diventa brano potentemente cinematico; giocando con asperità Jazz-noise (Afro bones); aderendo all’estetica funk in modo sghembo ed urticante (Firecrap); cortocircuitando impro con derive folk energizzate (Mini spiders). Ciliegina sulla confezione, il booklet a fumetti interamente disegnato da Simone Cortesi, autore di ottimi volumi a fumetti come “Enrico Mattei”, “Aspettando il vento” e “Monte Battaglia”. Il secondo capitolo Moorder ci consegna quindi una band strumentale assolutamente atipica rispetto al panorama Italiano del genere; potente, originale, ironica, capace di mescolare generi senza clonarli e con un suono finalmente “vivo” anche su supporto; non ci rimane che andarli a trovare su un palco.